(A.G.) Il Congresso della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, che si terrà a Riccione dal 14 al 16 febbraio 2023, è importante. 

Anche se circa metà dei giornalisti italiani lo ignorano: non sono neanche andati a votare alle elezioni per i delegati al congresso. Il 50 per cento non ha votato nel Lazio, il 57 per cento non ha votato in Lombardia, il 67 in Emilia Romagna, il 76 in Trentino, il 62 in Veneto. Meglio in Piemonte, dove non ha votato il 37 per cento, o in Campania, dove non ha votato il 35, in Molise (45 per cento), in Abruzzo (28), nelle Marche (31). Sono percentuali calcolate non sulla platea dei giornalisti professionisti e pubblicisti (circa 50mila), ma sugli iscritti al sindacato, ormai soltanto 16mila, rispetto ai 24mila di dieci anni fa.

E’ un po’ così: mentre la nave (l’informazione italiana) traballa, buona parte dell’equipaggio si occupa d’altro. 

il lavoro delle componenti

Ad occuparsi, con molta cura, del Congresso e della competizione per la guida della Fnsi per i prossimi tre anni, sono senz’altro i rappresentanti delle varie componenti (dette un tempo correnti) nelle quali i giornalisti si dividono. Controcorrente è la componente che con le sue donne e uomini guida l’Ordine, la Casagit, quel che resta dell’Inpgi e la Fnsi. Non ha avuto successo nelle elezioni nei due presìdi principali del giornalismo italiano, Lazio e Lombardia, ma in tutta Italia ha la maggioranza dei delegati e si avvia ad eleggere la nuova dirigenza. I nomi sono stati già designati dagli organismi interni della componente: Vittorio Di Trapani, ex leader Usigrai alla presidenza e Alessandra Costante, già portavoce della componente, alla Segreteria. 

identità e ideologia

Ma per fare cosa?

L’elenco dei problemi è lungo e quasi schiacciante. I giornalisti sono in crisi d’identità. I social si sostituiscono all’informazione professionale, senza alcuna deontologia. In tutto il mondo nuove figure affiancano i giornalisti. Sarebbe necessario adeguare leggi e norme, cambiare l’esame di accesso alla professione (l’Ordine ci ha provato, per ora senza troppo successo). Gli editori tendono a utilizzare precari sottopagati. Gli editori utilizzano gli scandalosi aiuti di Stato, da 13 anni, per prepensionare le forze più esperte. La pubblicità invade gli spazi informativi. Nelle redazioni il potere dei Comitati di redazione è sempre più ridotto, e vanno stanati volontari per ricoprire il ruolo. L’Inpgi è saltato ed è stato assorbito nell’Inps. Che fine possono fare altri istituti autonomi della professione, se non sapranno adeguarsi tempi? 

quadrare i conti

Un gruppo di sindacalisti (alcuni ex di Controcorrente), che hanno vinto in Lombardia e in Piemonte (Guido Besana, Beppe Ceccato, Anna Del Freo, Monica Forni, Pino Nardi, Paolo Perucchini, i piemontesi di Insieme per la Subalpina) hanno scritto una lettera alla Fnsi e hanno stilato un’altra lista di questioni da fronteggiare, ancor più tecniche: “Come faranno le associazioni regionali e la federazione a far quadrare i conti, dovendo rinunciare ai contributi dell’Inpgi, e in prospettiva a quelli di Casagit? Come farà il sindacato a non farsi scippare gli iscritti dai confederali, che dispongono della struttura dei patronati cui rivolgersi nei rapporti non facili con l’Inps? Come fronteggeremo la politica su temi drammatici come il crollo dell’occupazione e il tracollo del sistema industriale dell’informazione nel Paese? Come modificheremo i nostri Statuti? Cosa faremo insieme all’Ordine dei giornalisti per la definizione della professione e la riforma della legge 69? Quale potrà essere il grimaldello per avviare una efficace contrattazione nella pubblica amministrazione? Quali risorse possiamo investire nella formazione sindacale di cui tutti, dai dirigenti di giunta ai praticanti passando per i Cdr, hanno un gran bisogno?”.

la lettera e i segnali

Informazione@Futuro, il gruppo che ha vinto nel Lazio, guidato da Lazzaro Pappagallo, ha manifestato così la propria posizione: “Quando si costruisce una nuova casa, non si parte dalle tegole. Prima vanno gettate le fondamenta. Vanno riformati gli Statuti, vanno posti sul tavolo obiettivi e strategie, va definito il perimetro della professione. Solo dopo ha senso parlare di gruppo dirigente”.

Un altra componente di opposizione, Senza Bavaglio, guidata da Massimo Alberizzi, prima dell’estate ha inviato al presidente della Federazione, Beppe Giulietti, una lettera in cui si chiedeva di organizzare prima delle elezioni congressuali un incontro tra tutte le componenti sindacali, per cercare di arrivare a scelte condivise. Senza risultato.

Adesso l’appuntamento è al Congresso di Riccione. Il momento richiede ascolto reciproco, studio di una strategia, capacità di decisione. Per salvare la categoria e la funzione che svolge in una democrazia. Per salvare l’informazione italiana dal precipizio. Qualche segnale c’è: nel Lazio, ad esempio, le diplomazie sono al lavoro verso una elezione unitaria del nuovo segretario dell’Associazione Stampa Romana.

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