Sono 84 gli atti intimidatori commessi in Italia nei primi nove mesi del 2022 nei confronti di giornalisti. Circa la metà (il 48 per cento in meno) dei 162 registrati nello stesso periodo del 2021. Il dato emerge dal report periodico realizzato dall’Organismo permanente di supporto al Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti – presieduto dal vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza, direttore centrale della Polizia criminale Vittorio Rizzi – tramite il Servizio analisi criminale del ministero dell’Interno.
Degli 84 casi censiti – prosegue il report – 9 sono riconducibili a contesti di criminalità organizzata (11 per cento), 46 a contesti politico/sociali (55 per cento), 29 ad altri contesti (34 per cento).
Ventiquattro episodi (pari al 29% del totale degli eventi) sono stati consumati tramite il canale web, con Facebook e Instagram a contendersi la “palma” di social network più utilizzato. Ma non sono mancate le minacce verbali (16), le aggressioni fisiche (15), le scritte ingiuriose/minacciose (12), i danneggiamenti (7), l’invio di oggetti/proiettili (5) e le missive minatorie (5).

Le regioni che, nel periodo in esame, hanno fatto registrare il maggior numero di eventi sono Lazio, Lombardia, Campania, Calabria e Toscana, con 57 episodi complessivi, pari al 68 per cento del totale. Quanto alle aree metropolitane, il maggior numero di episodi è stato segnalato con riferimento a Roma (16 eventi intimidatori), seguita da Milano (8), Napoli (7), Bari (5) e Bologna (3 casi).
Nel complesso, vittime degli eventi censiti dal Viminale nei primi nove mesi del 2022 sono 74 professionisti dell’informazione, fra i quali 21 donne (28 per cento) e 53 uomini (72 per cento).
Nel periodo considerato, infine, sono 18 gli atti di intimidazione connessi alle campagne informative relative all’emergenza pandemica. Nel 2021 gli episodi di questo tipo erano stati 53.

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