Il Cdr della Stampa si è dimesso. Con contorno di accuse alla redazione che rappresentavano.

Il Cdr aveva predisposto un accordo con l’Azienda e Direzione sull’applicazione del smart working, ma la redazione ha votato a maggioranza (65 contro 50) una mozione per rinviare tutto a settembre.

trovare candidati

Così, dal primo settembre, secondo le regole di legge, tutti dovranno tornare a lavorare in presenza. In attesa dell’elezione di un nuovo Cdr -sarà difficile, come in tutte le principali redazioni, trovare candidati- e della predisposizione di un nuovo e diverso accordo. Quello non accettato prevedeva la possibilità di un massimo di tre giorni a settimana di lavoro a casa, ma con margine di discrezionalità da parte del direttore di richiamare in redazione i colleghi in casi di emergenza e da parte dei capi settore di diminuire lo smart working per colleghi ritenuti utili in sede.

sterile e vuota

“Le sfide che ci attendono -hanno scritto i dimissionari Massimiliano Peggio, Ludovico Poletto, Marco Sodano, Paolo Baroni e Patrizio Romano- richiedono un Cdr forte, sostenuto dall’assemblea e non certo di un clima di polemica sterile e vuota come quella che è andata in scena in questi giorni”. 

Conclusione: “Ci sembra evidente che questa redazione (visto il numero di chi non si è pronunciato) preferisca agire alla giornata”.

Professione Reporter

(nella foto, la redazione della Stampa, a Torino)

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