La Corte d’Appello di Milano ha rigettato “integralmente” l’impugnazione proposta da Rcs MediaGroup nella causa tra il gruppo e Kryalos Sgr. Il ricorso contestava i “lodi arbitrali” sulla vendita del palazzo del Corriere della Sera in via Solferino, via San Marco e via Balzan a Milano avvenuta nel 2013, quando Urbano Cairo non era il principale azionista. A comprare era stato il fondo statunitense Blackstone, controllante di Kryalos. Il verdetto è stato emesso dalla Prima sezione civile, presieduta da Carla Romana Raineri ed è la seconda bocciatura in un anno per il gruppo ora presieduto da Cairo: secondo i giudici, Kryalos non si è macchiata di usura nei confronti di Rcs Mediagroup.

L’immobile fu venduto per 120 milioni di euro, ma secondo l’attuale proprietà di Rcs avrebbe avuto un valore di mercato superiore, circa 200 milioni. L’usura, scrivono i giudici, “non può rintracciarsi nella mera oggettiva sproporzione fra il prezzo convenuto nella compravendita ed il maggiore valore attribuito” ai beni in questione, poiché la trattativa è stata ritenuta, come scritto già nel primo arbitrato, come svolta in modo trasparente e competitivo. In sostanza, Rcs non trovò sul mercato proposte migliori di quella di Blackstone.

Cairo cominciò la battaglia con il potente gruppo Usa, quando a luglio 2018 Blackstone ha avviato una trattativa con il colosso tedesco delle assicurazioni Allianz per vendere di nuovo il complesso di via Solferino a 250 milioni di euro, più del doppio di quanto pagato cinque anni prima a Rcs. Cairo ha ipotizzato il reato di usura, per invalidare l’affare del 2013. Nel maggio 2021 il primo arbitrato ha dato ragione a Blackstone, sulla base di motivazioni confermate in appello. 

Ora l’attenzione torna sulla Corte Suprema di New York: qui Blackstone ha citato in giudizio Rcs in seguito al fallimento della vendita del complesso immobiliare ad Allianz, dovuta all’azione legale intentata da Cairo. Blackstone chiede 300 milioni di euro di risarcimento a Rcs e altrettanti a Cairo.

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