L’Associazione Stampa parlamentare ha un nuovo presidente: è Adalberto Signore del “Giornale”. Nelle elezioni per il rinnovo vertici Asp, il candidato unico alla Presidenza ha ottenuto 177 voti su 264 votanti e su un totale di 312 soci. Elezione in automatico anche per la candidata unica alla vice-presidenza, Yasmin Inangiray, dell’Ansa, eletta con 154 voti.

In assenza di programmi alternativi o di visioni diverse, la campagna “elettorale” si è concentrata sull’elezione nel Comitato Direttivo, un organismo di pura gestione e privo di qualsiasi proiezione esterna, ma che ha offerto l’ occasione per una gara di carattere strettamente personale. Per riuscire ad entrare nel Direttivo, si è esercitata una creativa azione auto-promozionale: c’è chi ha messo in campo “video-spot” e c’è chi ha organizzato cordate per la preferenza multipla, un’ attitudine nella quale erano maestri i notabili della Prima Repubblica.

“mission” originaria

Un innocente paradosso che descrive la parabola dell’Asp, un’associazione tipicamente novecentesca, sorta per affermare un diritto di accesso inizialmente negato, ma che nel corso degli anni ha avuto una notevole estensione burocratica. Nata nel 1918 per affermare il diritto dei giornalisti ad avere accesso nei Palazzi della democrazia, l’Asp da più di un secolo ha mantenuto intatta la sua ragione sociale, ribadita nell’articolo 1 dello Statuto: «Regolare l’accesso  dei giornalisti alle fonti di informazione» presso il  Parlamento e la Presidenza del Consiglio. 

E tuttavia, attorno alla importante “mission” originaria, i responsabili che si sono susseguiti alla guida dell’Asp hanno edificato un’ articolazione interna da grande Ente, con tanto di Presidente, vice-presidente, Segretario, Consiglio Direttivo, Tesoriere, Collegio di garanzia e promozione culturale, Collegio dei revisori dei conti. Lo Statuto si è talmente ampliato che il testo che regola l’attività dell’Associazione risulta più esteso di quello che indica nel dettaglio tutte le prerogative della Corte Costituzionale e addirittura il doppio della legge istitutiva del Csm.

messaggio da bruxelles

Ai giornalisti parlamentari piace giocare al “Piccolo Politico”? Nel passato alla guida dell’Asp si sono cimentati alcuni tra i giornalisti più autorevoli, da Giorgio Frasca Polara, già portavoce di Nilde Iotti a Claudio Sardo, che sarebbe diventato direttore dell’Unità, sino ad Alessandra Sardoni, prima presidente donna dell’Associazione. E sono state avviate alcune significative attività collaterali, dalle borse di studio ai saggi sulla storia della Stampa parlamentare.

In questo contesto molto lineare, senza contrapposizioni destra-sinistra o casta-anticasta e con un candidato unico alla presidenza, si è rinnovato anche il Direttivo, che ha stimolato la creatività dei candidati. Andrea Bonini di Sky, da anni considerato dai colleghi un modello di understatement, ha spiazzato tutti, inviando via WhatsApp un video registrato a Bruxelles e nel quale compare in mezzo busto, attorniato dalle bandiere dell’Unione europea: «Amici buongiorno, so che state ricevendo molti messaggi in queste ore, io vi mando un video semplicemente perché mi sento più a mio agio con questo strumento…». Segue appello «importantissimo»: quello di «andare a votare».

stima professionale

E se altri hanno organizzato mini-cordate volanti come quelle che nella Prima Repubblica legavano gli esponenti di una corrente di partito, una fisiologica concorrenza era in qualche modo giustificata: non si trattava soltanto di entrare in Direttivo (16 concorrenti per 9 posti), ma è prassi che il candidato più votato, sia poi eletto Segretario dell’Asp. Una “primaria” che ha misurato la stima professionale dei giornalisti parlamentari per i loro colleghi candidati e che ha dato un esito nettissimo: il più apprezzato e votato è stato Alfonso Raimo, dell’Agenzia Dire, cronista parlamentare di proverbiale attendibilità, che ha ottenuto 125 voti. Al secondo posto Antonio Savi, di Rai Parlamento con 104 voti, al terzo Enrica Agostini (Rai News) con 86. A seguire Andrea Bonini di Sky con 80, Mara Montanari dell’Adn-Kronos con 79 e Giovanna Reanda di Radio radicale con 78. Più distaccati Ilario Lombardo, Barbara Nepitelli e Roberta Gentilini. Una vivace campagna elettorale che ha tenuto alta la partecipazione, leggermente aumentata rispetto a 4 anni prima. Diminuito invece  il consenso per il presidente: Adalberto Signore ha ottenuto 177 preferenze, contro le 202 di Marco Di Fonzo, il giornalista di Sky che era stato eletto presidente nel 2018.

Professione Reporter

(nella foto, il Palazzo di Montecitorio)

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