8 marzo. In Italia, fra i giornalisti, le donne sono molto spesso bersaglio di intimidazioni, minacce, ritorsione. Frequentemente in questi attacchi c’è una componente sessista.

Vanessa Valvo è stata querelata per diffamazione a mezzo stampa per aver scritto sul giornale che una cooperativa che gestiva il verde pubblico aveva subito una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. Alessia Truzzolillo seguiva le udienze del maxiprocesso “Rinascita Scott” per il Corriere della Calabria e per l’Ansa, quando un carabiniere capo scorta, con modi bruschi, l’ha cacciata dall’aula perché scattava foto, cosa che era consentita. Giulia Gogiali stava effettuando riprese video per una diretta tv sulla pagina Facebook della testata Il Faro online, quando è stata aggredita verbalmente; ha poi ricevuto le scuse. Nancy Porsia, insieme ad altri giornalisti, è stata intercettata per mesi dalla Procura di Trapani, senza essere indagata, durante le inchieste sul traffico dei migranti. Stefania De Cristofaro è stata assolta dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa presentata da un avvocato che le aveva chiesto i danni per due articoli correttissimi ma da lui non graditi. Antononella Alba è stata aggredita mentre riprendeva con il suo smartphone una manifestazione contro il green pass.

ventisette per cento

Queste sono alcune delle storie raccontate da Ossigeno, osservatorio per l’informazione,  negli ultimi mesi.

Sono 105 le donne operatrici dell’informazione colpite da minacce e intimidazioni, il 27% dei 384 operatori dell’informazione che hanno subito le stesse violenze nel 2021 in Italia.   Questa cifra annuale, 105, è la più alta registrata fino ad oggi dal 2006, anno in cui Ossigeno ha inaugurato il monitoraggio degli attacchi ai giornalisti. Nel 2021 le operatrici dell’informazione minacciate rappresentavano il 26%, nel 2020 il 22%, nel 2019 il 23%, nel 2018 il 21%.

Ossigeno ha effettuato una verifica attenta e dettagliata di 33 casi, sui 105. Dall’analisi risulta che sono le querele cosiddette temerarie a colpire le donne che fanno informazione. Il ricorso all’abuso di denunce e azioni legali risulta, infatti, per il 2021 la tipologia di minaccia più frequente (pari al 55%). Le aggressioni fisiche e verbali (pari al 18%) sono la seconda tipologia di minaccia più diffusa. Gli avvertimenti (insulti, minacce di morte, telefonate minatorie) sono il 12%.

“SFregiare con l’acido”

La regione in cui si registra il numero maggiore di operatrici dell’informazione minacciate è il Lazio (33%), seguono con eguale incidenza Puglia, Sicilia e Lombardia (12%). Le regioni in cui si registra la più alta pressione intimidatoria (intesa come percentuale di minacciati sulla popolazione giornalistica locale) sono la Sicilia e la Calabria.

I primi casi registrati nel 2022, in particolare quelli di Chiara Ciurlia che ha subito insulti sessisti online (“Ti devono sfregiare con l’acido”, durante una diretta dopo la partita di calcio di Coppa Italia Roma- Lecce), e Greta Beccaglia molestata da un tifoso, in diretta televisiva fuori dallo stadio, danno evidenza di quanto possano essere correlati la discriminazione di genere e le minacce rivolte alle operatrici dell’informazione.

Nel 2022 Ossigeno dedica ancora più attenzione a questo aspetto del problema per rendere più ampiamente riconoscibile la violenza di genere realizzata con intimidazioni, minacce, linguaggio d’odio. L’Osservatorio svilupperà analisi approfondite della matrice delle minacce rivolte alle giornaliste e fornirà loro assistenza per superare le difficoltà che incontrano.

(nella foto, Chiara Ciurlia)

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