di SOFIA GADICI
Il mondo dell’informazione ha un problema in più. L’ultimo colpo arriva dalla materia prima. La carta. Il costo delle sue componenti e i rincari del prezzo dell’energia stanno mettendo a dura prova la tenuta della filiera editoriale. Libri, riviste e anche i quotidiani. Il costo della cellulosa è cresciuto tra il 60 e il 70 per cento su base annua. L’energia elettrica ha raggiunto punte di +280 per cento rispetto a di gennaio 2021 e +650 per cento rispetto a gennaio 2020. Secondo Aie (Associazione italiana editori) questi rincari hanno provocato un aumento medio del 20% per la carta non patinata e fino al 50% per le carte più pregiate, patinate e cartoncini.
L’Aie, l’Associazione Nazionale editoria di Settore (Anes) e la Federazione Carta Grafica chiedono al Governo un credito di imposta sull’acquisto di carta grafica per fini editoriali.
rotocalchi a rischio
“I rincari energetici – afferma Emanuele Bona, presidente di Federazione Carta Grafica – stanno già mettendo a rischio di stop alcuni segmenti produttivi come quello delle riviste stampate in rotocalco. Ma per tutti i settori della stampa editoriale e commerciale l’incremento del costo della carta ha assunto dimensioni tali da erodere ogni marginalità, date le ovvie difficoltà a trasferire a valle tali rincari. A questo scenario si aggiungono le problematiche legate a una scarsa reperibilità della materia prima, anche a causa del processo di riconversione della produzione verso le carte per imballaggi”.
I segnali di una situazione quasi fuori controllo erano però arrivati già nelle scorse settimane.
quarantadue grammi
Stefano Feltri, direttore di Domani, aveva avvertito i lettori: “Quando è nato Domani, nell’autunno 2020, abbiamo scelto di stamparlo su una carta un po’ più pregiata dello standard: 52 grammi, invece di 41 o 42. Qualche settimana fa ci arriva la comunicazione dello stampatore: la carta da 52 grammi non esiste più. Resta una sola alternativa, passare a quella più leggera, da 42, che però è diventata incredibilmente costosa. Quando sentirete tra le mani una copia di Domani più sottile e vi chiederete cos’è successo, sappiate che quello che stringete tra le mani è la sintesi dei grandi cambiamenti nell’economia mondiale post-Covid”.
In un articolo del 24 gennaio scorso, sempre di Domani, si legge che, paradosso dei paradossi, “se gli editori ritrovassero i milioni di lettori dei decenni pre-digitali non ci sarebbe abbastanza carta per stampare tutti i giornali”.
piccolo sforzo
Anche La Repubblica all’inizio di febbraio aveva spiegato: “Da domani mattina, il costo per acquistare la copia in edicola del nostro e vostro giornale aumenterà di 20 centesimi, passando a 1,70 euro (2,50 il Venerdì e 3,00 il sabato e domenica). È una decisione su cui abbiamo riflettuto a lungo, che arriva a distanza di 6 anni dall’ultimo aumento del prezzo di Repubblica, e che è figlia del macroscopico aumento dei costi dell’energia e della carta, entrambi fattori essenziali della produzione e distribuzione di un quotidiano. Un giornale con i conti in equilibrio è un giornale libero e in grado di garantire un’informazione di qualità. Chiedervi dunque questo piccolo sforzo quotidiano aggiuntivo significa per noi rinnovare con voi quel patto di fiducia e lealtà che ci lega dal 1976 e che ogni giorno ci impegniamo ad onorare”. A ruota, La Stampa, che apparitene allo stesso gruppo, la Gedi di John Elkann, si è allineata all’aumento dei prezzi in edicola.
Chi ora si appresta a investire sull’informazione cartacea lo fa con più coraggio: è il caso di Urbano Cairo e del nuovo Oggi di Carlo Verdelli. Cairo ha raddoppiato il budget per pagina accettando di dare al nuovo direttore una carta migliore, nonostante gli aumenti dei prezzi della materia prima.