(A.G.) Poveri giornalisti! Quelli sportivi, stavolta. Maltrattati da José Mourinho, allenatore della Roma, pluriosannato, ma in fase deludente. Sconfitto da Juve, Milan, Lazio e umiliato dalla sconosciuta squadra norvegese Bodo Glimt. 

Il 20 novembre Mourinho si è presentato alla consueta conferenza stampa prepartita, nella fattispecie della partita Genoa-Roma. Passo trascinato, aria stralunata. scocciata. Forse depressa. Nonostante i sette milioni l’anno di stipendio (riflessione banale).

Prima domanda, Paolo Assogna di Sky, un decano dell’ambiente Roma e della sede di Trigoria: “Leggevo un’intervista di Antonio Conte, che parla delle sue prime settimane al Tottenham. Le riporto questa frase: ‘Qui c’è tutto per lavorare al meglio ma c’è anche molto da fare. Bisogna avere pazienza e dovrò essere bravo a trovarla’. Mi sembra di ritrovare in queste parole la situazione della Roma, lei ha questa pazienza? Anche alla luce delle parole di Tiago Pinto, che in settimana ha dichiarato che la Roma sarà ambiziosa ma non farà un instant team…”. Mourinho, con l’occhio a mezz’asta e un filo di voce: “Prossima domanda”. Assogna tace e tace anche l’addetto stampa della Roma, che guida la conferenza stampa. 

Tocca a una giovane cronista: “Un pensiero su Shevchenko: pubblicamente sembrava che non aveste un bel rapporto, poi nella sua biografia ha speso belle parole per lui. Ha seguito la sua carriera da allenatore? Un ricordo della sua esperienza al Chelsea?”.

Mourinho, sguardo fisso nel vuoto: “Una domanda un po’ strana, dovrebbe essere facile per te decidere se tutto quello che qualcuno dice è vero o se la verità è che abbiamo un buon rapporto”.

La giovane cronista, con molta cortesia: “Lo chiedevo perché alcune vostre dichiarazioni erano pubbliche, tutto qua”.

“Non hai nulla di più interessante da chiedere?”.

“Mi interessava questo”.

“Cosa ti interessa?”

“Nessuna polemica, mi interessava sapere com’è il vostro rapporto e solo un ricordo su di lui”.

Andiamo avanti. Gli viene chiesto il ruolo che coprirà Pellegrini.

“E’ qualcosa di cui parlavo prima di entrare qui, penso che sia una buona opportunità per capire chi di voi è bravo. C’è solo una persona che sa chi giocherà domani: solo io. I giocatori e i miei assistenti non lo sanno, nessuno a Trigoria lo sa, nemmeno i procuratori. È una buona opportunità per voi perché in questo momento le vostre fonti non hanno acqua, sono a secco”. Qui Mourinho ride. E continua: “Sarebbe divertente da parte vostra cercare di indovinare, invece di farmi queste domande. È stata una situazione strana, è successo tutto in fretta, ovviamente oggi non ci siamo allenati in riferimento alla partita, anche io dovevo cercare di prendere una decisione. Sarà divertente per voi indovinare la formazione”.

Viene fuori che il motivo della depressione potrebbe essere questo: Cristante e Villar out per il Covid, tre terzini sinistri, Spinazzola, Calafiori e Vina out per infortuni, difficoltà anche sui difensori centrali: “Cosicché il lavoro fatto durante la settimana e che voi, con le vostre fonti, avete capito ed inseguito, è un lavoro che va nella spazzatura”.

Ultima domanda: “Quando torna Smalling?”. Ultima, irridente risposta: “Magari domani…”.

Va bene, la situazione è difficile, i risultati non sono quelli che i tifosi e probabilmente la proprietà della Roma speravano. Ma i giornalisti cosa c ‘entrano? Stanno facendo il loro lavoro, cercano di informare al meglio il pubblico sportivo.

Vanno presi in giro?

E anche: quanto a lungo è giusto che continuino a farsi prendere in giro? La differenza di stipendi non è sufficiente a giustificare un comportamento siffatto. 

 

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