di ALBERTO FERRIGOLO

Si sono presentati alle dieci del mattino alla redazione di Fanpage. In questo modo due carabinieri hanno notificato il 23 settembre al direttore Francesco Cancellato un decreto di querela contro ignoti per i contenuti giornalistici dell’inchiesta sull’ex sottosegretario della Lega Claudio Durigon, dal titolo “Follow the money”. Annunciando il sequestro preventivo del video e il suo oscuramento a breve. Oltre ventiquattr’ore dopo, nella sera del 24 settembre, la polizia postale di Napoli ha notificato a Fanpage il decreto con cui la Procura di Roma ha disposto la revoca del sequestro preventivo e dell’oscuramento dei video relativi all’inchiesta Follow The Money sui fondi della Lega.

“In quel servizio – racconta Cancellato – abbiamo mostrato un video in cui l’onorevole Claudio Durigon diceva a un suo interlocutore che non bisognava preoccuparsi dell’inchiesta della procura di Genova sui 49 milioni di Euro che la Lega avrebbe sottratto allo Stato italiano perché il generale della Guardia di finanza ‘l’abbiamo messo noi’”. Si è poi scoperto che il generale della GdF in questione è Giuseppe Zafarana. 

atto motivato

Il sequestro annunciato e poi revocato, aggiunge il direttore, “rimanda a provvedimenti che non dovrebbero essere emessi in un Paese in cui vige la democrazia e la cui Costituzione, perciò, non lo consente. Eppure è accaduto. Noi lo abbiamo contestato in quanto ci sembra sproporzionato in sé”, dice Cancellato, anche perché “l’articolo 21 dice che non si può, in quanto ‘la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure’, mentre si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili”.

L’inchiesta in ogni caso è andata online ed era ancora sul sito di Fanpage.it, quindi si tratta “di un sequestro preventivo rispetto alla condanna per diffamazione”, spiega Cancellato, “ma non si può sequestrare e oscurare in via preventiva, prima che la verità sia accertata. Se una persona si sente diffamata è giusto che faccia valere le sue ragioni in un tribunale e ci sono un giudice e tre gradi di giudizio per poterlo accertare, ma non si può sequestrare e oscurare il contenuto giornalistico per il reato di diffamazione, lo confermano numerose sentenze della Corte di Cassazione”. Il risultato è che da un momento all’altro l’inchiesta giornalisti “Follow the maney” poteva essere messa offline d’ufficio o d’imperio “senza che sia stata emessa una sentenza di condanna, senza aver nemmeno sentito gli autori del servizio e il direttore della testata della testata giornalistica, perché posti nell’impossibilità tecnica di farlo”, sottolinea una nota del Comitato di redazione di Fanpage, che parla di “grave violazione della libertà di stampa, un precedente pericoloso e intimidatorio che ci riguarda tutti”. 

follow the money

Dopo le querele temerarie, il sequestro preventivo? “Qui siamo andati un po’ oltre, a mio avviso”, commenta Cancellato. Numerose sono state le reazioni politiche, tra cui quella del senatore Sandro Ruotolo, del Gruppo Misto, che ha annunciato che presenterà un’interrogazione parlamentare alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, affinché chiarisca sul sequestro preventivo e l’oscuramento dell’inchiesta ordinato dal Gip della capitale: “Solidarietà a Fanpage.it per la decisione del Giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma che vuole oscurare i contenuti dell’inchiesta giornalistica Follow The Money sui fondi della Lega e su Claudio Durigon, l’ex sottosegretario leghista costretto a dimettersi dopo le dichiarazioni rilasciate a Latina sul parco da intitolare al fratello di Benito Mussolini”, ha scritto Ruotolo in una nota firmata insieme allo scrittore Maurizio De Giovanni.

La Federazione nazionale della Stampa italiana e i Sindacato unitario giornalisti della Campania, in una nota congiunta, “esprimono solidarietà ai colleghi della testata online” e si dicono “pronti a mettere a disposizione i propri uffici legali per ricorrere contro quest’atto. È ora di mettere mano a una legge che in questo Paese garantisca realmente il diritto di informazione, non è possibile che il giornalismo di inchiesta possa essere fermato a colpi di querele, magari temerarie. È uno degli elementi – concludono Fnsi e Sugc – che ci fa piombare al quarantunesimo posto della classifica mondiale della libertà di stampa”. 

(nella foto, Francesco Cancellato)

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