di VITTORIO ROIDI

Marcel Jacobs e Giammarco Tamberi, due nomi che illuminano lo sport e lo fanno amare. L’uomo più veloce e quello che salta più in alto, in tutto il pianeta. Splendide le loro medaglie d’oro a Tokio. Ma questa Olimpiade sta offrendo altri spunti di riflessione. Sabato 31 luglio, di pomeriggio, la Rai ha trasmesso un documentario che raccontava la storia di Irma Testa, pugile, la donna italiana che per prima ha vinto un bronzo olimpico. Un racconto bellissimo, nonostante i “sottopancia” indispensabili per capire il dialetto di Torre Annunziata, del suo “maestro” e dei suoi famigliari. Non attori, una storia girata ben prima che le Olimpiade cominciassero. Un programma televisivo trasmesso sulla rete 2 che fa capire quanto lo sport sia una miniera preziosa, alla quale si può attingere sempre.

visione parziale

Vittorie, sconfitte, lacrime, anni di sacrifici, emozioni ad ogni istante che la televisione fa condividere. La Rai ha fatto un grande sforzo, pur di fronte alle difficoltà che il Covid ha messo fra i piedi degli atleti, degli organizzatori e dei giornalisti che dovevano raccontare il grande spettacolo di Tokio. Alla fine si faranno i bilanci, ma intanto balza agli occhi quanto sia avvincente il mondo dello sport e quanto sia viceversa parziale la visione che di esso viene di solito data. A parte il calcio, sovrano presuntuoso che provoca passioni esagitate, muove miliardi e monopolizza il piccolo schermo, cosa c’è dietro? Un po’ di ciclismo, un po’ di nuoto, basket, motori, scarsa atletica. Quante discipline che non esistono, quanti atleti che non compaiono mai, anche se celano umanità meravigliose, serietà, sacrifici, sport con la S maiuscola. Dell’Aquila, Bacosi,  Bordignon, Pizzolato, Samele, Cesarini, Nodini: chi conosceva questi “medagliati”? Ora li abbiamo visti, ma esistevano anche prima, o no?

mancano 42 milioni

Speriamo che ci riflettano i nuovi dirigenti Rai, Carlo Fuortes e Marinella Soldi, che sono alle prese con i 42 milioni che mancano al bilancio dell’azienda, ma che dovrebbero occuparsi anche di ciò che produce la più grande azienda editoriale d’Italia.

Speriamo che ci riflettano i responsabili delle Reti del servizio pubblico che infarciscono di cronaca nera e di chiacchiere salottiere i contenitori della giornata. 

Speriamo che ci riflettano i giornalisti delle redazioni sportive, molti dei quali di grande professionalità (come le cronache da Tokio dimostrano), i quali dovrebbero ammettere che il mondo dello sport è molto più largo e ricco rispetto a quello che essi raffigurano. E non si dica che è solo un fatto di medaglie. Non è così.

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