Finalmente il copyright. E’ passato al Senato il provvedimento che, dopo due anni, adegua la legislazione italiana alle norme di Bruxelles con il recepimento delle regole sulla protezione del diritto di autore: ora anche i giornalisti e le imprese editoriali del nostro Paese potranno far pagare i colossi che pubblicano i nostri articoli. Inizia un’era nuova nella quale troverà applicazione la norma sul diritto di autore. Il segretario nazionale della Federazione della stampa, Raffaele Lorusso, si è augurato “che rapidamente siano messi a punto i decreti attuativi”. I decreti dovranno stabilire le modalità e le percentuali di pagamento, affinché possa cominciare la trattativa fra le aziende internazionali che ospitano le informazioni e le nostre imprese, le quali a loro volta saranno tenute a remunerare il lavoro dei giornalisti. I decreti dovranno essere approvati entro il 7 giugno.

Soddisfatto si è detto il presidente della Fieg, Andrea Riffeser: “Si tratta di un importante traguardo per la tutela degli investimenti delle aziende editoriali e in difesa del lavoro dei giornalisti, che garantisce, anche nell’ecosistema digitale, il dovuto riequilibrio nella distribuzione del valore del prodotto, senza pregiudicare la libera espressione degli utenti della Rete”. Riffeser chiede al governo di procedere spedito verso l’implementazione di “un meccanismo di negoziazione effettiva per la remunerazione degli articoli dei giornali e una definizione di ‘estratti brevi’ che non vanifichi lo spirito della direttiva”.

La norma, approvata a Bruxelles il 15 aprile 2019 con il voto contrario dell’Italia (governo Cinque Stelle-lega) e altri cinque paesi, ha già prodotto alcune correzioni di rotta da parte delle piattaforme, a partire da Google, e accordi con gli editori, in particolare in Francia, primo paese ad approvarla.

In base alla normativa, i link restano liberi e gratuiti e gli utenti non rischiano sanzioni per aver caricato online materiale protetto da copyright non autorizzato: la responsabilità è infatti delle grandi piattaforme (con minori obblighi per le piccole e le start up), senza però nessuna obbligatorietà di filtri ex ante. “Salvi” anche Wikipedia, meme, gif, parodie, citazioni, critiche, pastiche, recensioni, cloud e software in open source.
L’articolo 15, in particolare, dà agli Stati membri il compito di assicurarsi che i giornalisti creatori di contenuti, ricevano una quota adeguata dei proventi ottenuti dai loro editori.
L’articolo 17 impone che la piattaforma di aggregazione debba sempre ricevere un’autorizzazione alla pubblicazione da parte dei titolari del diritto d’autore di quel contenuto. Nel caso in cui un contenuto protetto da copyright venga pubblicato senza autorizzazione, la responsabilità della violazione è della piattaforma e non dell’utente.

LASCIA UN COMMENTO