“Colpevoli”. Il titolo è secco, ma l’accusa è ancora più forte, perché i responsabili delle stragi e degli intrighi che hanno terrorizzato e inquinato l’Italia sono ancora in mezzo a noi. E invece li abbiamo dimenticati. Anche noi giornalisti. Il libro che è uscito in questi giorni per l’editore Chiarelettere, scritto da Sandra Bonsanti e Chiara Limiti, documenta una simile verità. Sono passati 40 anni dal marzo del 1981, quando nella villa di Licio Gelli fu trovato l’elenco degli iscritti alla loggia massonica P2: 962 nomi (2 ministri, 44 parlamentari, ufficiali dell’esercito, imprenditori, giornalisti, funzionari pubblici). E non erano neppure tutti. Una rete di personaggi che miravano a sovvertire il regime democratico e a spingere il Paese verso l’autoritarimo. Per ottenere questo obbiettivo misero in atto trame oscure, sulle quali fecero in buona parte luce le inchieste giudiziarie e la commissione parlamentare d’inchiesta guidata da Tina Anselmi. Sandra Bonsanti, giornalista di Repubblica, ai misteri della P2, ai legami col neofascismo, ai collegamenti con i servizi segreti, con i partiti politici, con rami anche altissimi delle istituzioni, ha dedicato gran parte della propria storia professionale. Con questo libro intende combattere ancora e avvertire che molta parte di quella verità non è venuta a galla, mentre molti dei protagonisti di quelle vicende tramano ancora. “Basta vedere quello che sta succedendo a Catanzaro – dice scandalizzata – con il tentativo di far svolgere a porte chiuse il processo sui legami fra la ‘ndrangheta, la massoneria, i partiti della Calabria”. L’Italia non è affatto libera da quei veleni che furono scoperti dietro a tutte le più grandi tragedie del Paese (da piazza Fontana alla stazione di Bologna, dall’assassinio del generale Dalla Chiesa a quello di Aldo Moro). E anche il giornalismo dovrebbe fare di più “visto che il maggior giornale italiano, il Corriere della Sera, si trovò profondamente coinvolto in quello scandalo”, ricorda con tristezza la Bonsanti.