STAIZITTA giornalista!”. E’ il titolo di un libro nel quale sono raccontate le valanghe di insulti lanciati alle donne che fanno questa professione. “Troia, cesso, devi morire, meriti lo stupro”: alcune delle offese in Rete contro colleghe impegnate sui fronti più caldi del giornalismo sono feroci, vergognose. Un fenomeno, preoccupante, messo allo scoperto dal volume realizzato da Silvia Garambois e Paola Rizzi, per i tipi delle edizioni All Around, che esce in libreria in una collana della Fondazione Murialdi.

Interviste, nelle quali si narrano le autentiche persecuzioni attuate sia sui social media, sia muri delle città e con l’uso ossessivo del telefono. Minacce continue, intimidazioni alle quali è difficile sottrarsi e si può rispondere solo attraverso le denunce alla polizia postale, che con tenacia ma scarsi strumenti cerca di individuare e punire chi si nasconde dietro tanto odio.

problemi culturali e sociali

Angela Caponnetto, inviata di Rai news che più volte ha trasmesso i suoi servizi dopo essersi imbarcata sulle navi delle Ong che strappano i naufraghi dalle acque del Mediterraneo. Giovanna Botteri, corrispondente da Pechino dopo aver lavorato per anni a New York. Simona Sala, diventata direttrice del Giornale Radio dopo una lunga esperienza come cronista dal Transatlantico e poi dal Quirinale. Storie professionali di qualità sulle quali si è riversato un fiume di offese. Come spiegarlo? Detto che i gesti ignobili scaturiscono comunque dall’ignoranza, emergono due motivazioni, una di carattere sessuale, una di origine chiaramente politico. Da una parte l’avversione per donne che si affermano in ruoli anticamente svolti da uomini, dall’altra sassi lanciati contro giornaliste che raccontano fatti importanti, delicati. Guarda caso gli haters hanno cominciato a perseguitare Angela Caponnetto quando il ministro degli Interni, Matteo Salvini, imponeva alle imbarcazioni cariche di migranti di restare lontane dai porti. In questo e in altri casi dietro gli insulti si leggono chiari i segni del sovranismo, dell’intolleranza, ideologica o di origine religiosa, ad esempio contro gli ebrei e i mussulmani. Problemi culturali, sociali, modi insopportabili di esprimere il dissenso, ma anche mascalzonaggine da codice penale.

patrimonio maschile

L’ex presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, che è stata oggetto a sua volta di una campagna di odio, in una prefazione al testo – le altre sono di Elisa Giomi commissaria Agcom, di Federico Faloppa, coordinatore della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio e di Vittorio Roidi, presidente della Fondazione Murialdi – ha scritto che fra le cause del fenomeno si scorge ad esempio: “il permanere, nel nostro Paese, di una radicata mentalità maschilista e patriarcale, per cui le donne non dovrebbero occuparsi di ‘determinati’ temi né rivestire ‘determinati’ ruoli pubblici, perché considerati esclusivo patrimonio maschile”. La Boldrini segnala la volontà di “sminuire la gravità del sessismo derubricandolo a goliardia, a scherzo, mentre si tratta di una preoccupante disfunzione sociale verso la quale non sono mai state messe in atto misure di prevenzione e contrasto, normalizzando quindi espressioni e atteggiamenti offensivi e umilianti per le donne”, ma anche  “la banalizzazione e la sottovalutazione della pericolosità di ciò che avviene online, l’idea sbagliata che la violenza virtuale non sia reale, quando invece dovremmo tenere presente che dalle parole discendono sempre azioni e comportamenti”. 

La ex Presidente di Montecitorio ha cercato di opporsi agli attacchi: “Ho denunciato e continuo a farlo. Sui miei profili social, sui giornali, in aula e nei Tribunali. Perché quando rispondi, quando reagisci, gli hater indietreggiano, e avanzano le donne. Lo faccio come donna e come politica e…. come parlamentare ho depositato una proposta di legge per rendere il contrasto al Revenge Porn più incisivo e completo”.

squadre di odiatori

“STAIZITTA giornalista” è il prodotto della collaborazione con GIULIA l’associazione cui si deve anche la realizzazione della “Mappa dell’intolleranza” di Vox-osservatorio sui diritti, insieme con alcune università (Statale e Cattolica di Milano, la Sapienza di Roma e la Aldo Moro di Bari). “L’odio che corre in rete è un fenomeno – ha spiegato Silvia Garambois – che è passato rapidamente dallo studio sociologico al problema politico. Negli ultimi anni, sotto forma soprattutto di violente minacce sessiste, si è scatenato in particolare contro le giornaliste impegnate su fronti caldi, come l’immigrazione, la politica, il crimine organizzato, o professioniste particolarmente esposte. Gli autori non sono solo ‘leoni da tastiera’ solitari, sempre più spesso sono squadre di odiatori organizzati il cui scopo è silenziare il lavoro delle giornaliste”.

Da più parti vengono espresse preoccupazioni per quanto sta avvenendo. Occorre studiare e trovare gli strumenti per difendere le donne e la libertà di stampa. Un impegno che la Fondazione Murialdi ha annunciato di voler portare avanti nei prossimi mesi, per attirare – ha osservato Vittorio Roidi –  l‘attenzione del nuovo Governo, ma anche quella….. dei giornalisti maschi”.

Professione Reporter

(nella foto, Angela Caponnetto)

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