La pubblicità deve essere ben distinta dalle notizie. Il richiamo arriva dal Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, che avvisa: “In caso di violazioni palesi trasmetterà segnalazioni al Consiglio di disciplina territoriale per le valutazioni di sua competenza”.

“La puntualizzazione – spiega una nota dell’Ordine – si rendenecessaria alla luce di recenti campagne pubblicitarie tracimate nelle pagine di economia delle principali testate, attraverso un suggestivo utilizzo delle immagini dei marchi narrati. Nulla ovviamente impedisce di trattare argomenti di economia, di moda, di costume e di sport con riferimento ad aziende e prodotti, che sono evidentemente parte dell’informazione stessa, ma al giornalista è richiesta un’attenzione particolare per evitare di trasformare la notiziain una vetrina più o meno suggestiva (e subdola) per il prodotto”.

Il dovere di vigilare -scrive il Consiglio dell’Odine lombardo- è di direttori, vicedirettori e caporedattori, ma “la stessa serietà è richiesta al giornalista anche nell’utilizzo dei social network. Il divieto di pubblicità, diretta e/o occulta, vige pure negli aspetti della vita ‘virtuale’, tanto più se il messaggio coinvolge familiari e figli di minore età utilizzati come veri e propri testimonial. Il Consiglio dell’Ordine della Lombardia si impegna a vigilare attentamente sul rispetto di questi principi che rappresentano il ‘patto di fiducia’ tra giornalisti e lettori tanto più necessario nell’epoca della liquefazione digitale dell’informazione, e in caso di violazioni palesi trasmetterà segnalazioni al Consiglio di disciplina territoriale per le valutazioni di sua competenza”.

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