di ALBERTO VIGONESI

Dopo due anni di pandemia e nel mezzo di una guerra in Europa, per il settore dell’informazione è più che mai utile avere uno spazio per confrontare e analizzare le esperienze maturate in questi mesi complicati. L’occasione giusta è il Festival del giornalismo di Perugia: giunta alla sedicesima edizione, la manifestazione dura dal 6 al 10 aprile.

Tornata dopo due anni, la rassegna propone un programma tanto ricco di eventi legati alla professione giornalistica. Temi come la disinformazione e la cattiva informazione, filoni come il data journalism e il giornalismo collaborativo, approfondimenti sui modelli di business e sui nuovi strumenti tecnologici sono analizzati da relatori provenienti da tutto il pianeta.

biometria e diritti

Il calendario degli incontri, strutturato da diversi mesi, è stato in parte modificato a seguito del nuovo contesto internazionale, creato dall’invasione russa dell’Ucraina.

La questione di come raccontare una guerra ha trovato posto nella giornata di apertura ed è stata toccata già nella prima conferenza, “Geopolitica dell’informazione, biometria e diritti umani”, che ha esplorato il concetto di guerra cibernetica. Un tema sconosciuto fino a poco fa, ora salito alla ribalta nel conflitto russo-ucraino con numerosi risvolti ancora da approfondire.

silenzio generale

Le testimonianze di chi le guerre, in particolare quelle “minori”, le ha vissute in prima persona sono state al centro del panel “Le guerre delle donne”. Lucia Capuzzi di “Avvenire”, Barbara Schiavulli di “Radio bullets” e la freelance Emanuela Zuccalà hanno parlato rispettivamente delle lotte in America Latina, Afghanistan e Africa. Luoghi in cui le donne combattono in maniera non violenta per far sentire la propria voce e far valere i propri diritti, spesso nel silenzio generale di un Occidente che volta la testa dall’altra parte.

Oggi raccontare una guerra può essere fatto direttamente dal campo e con nuovi metodi, pensando a quel pubblico di giovani che non consulta i tradizionali mezzi di informazione. Sulla scena nazionale, in particolare Cecilia Sala ha saputo cavalcare questa tendenza. Collegata in diretta video dall’Ucraina, da dove sta seguendo il conflitto, la giornalista del Foglio è intervenuta nell’incontro “La forza del daily”. Il suo podcast quotidiano è ormai diventato un’abitudine per molti ragazzi. Un rito che richiede solo pochi minuti di attenzione, ma che può essere la molla per costruire una nuova generazione di persone informate. Ce n’è un gran bisogno.

(nella foto, Lucia Capuzzi, di Avvenire)

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