Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito a Roma nei giorni 4 e 5 novembre 2025, denuncia: 24 mesi dopo l’approvazione della sua delibera del Consiglio sull’”equo compenso” il Ministero della Giustizia non l’ha ancora recepito. Conseguenza: i giornalisti non possono godere dei diritti in materia di equo compenso, almeno in sede giudiziaria. Diritti sanciti dalla legge 49/2023, che ha come prima firmataria la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
L’Ordine ricorda che il 12 dicembre 2023 il Consiglio, secondo quanto disposto da quella legge (“Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali”) ha approvato i parametri per garantire che, per essere considerato “equo”, il compenso dev’essere “proporzionato alla quantità, alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale nonché conforme ai parametri stabiliti per la determinazione dei compensi” per i professionisti iscritti agli Ordini e Collegi.
Nonostante i numerosi solleciti, e nonostante l’impegno assunto dalla Presidente del Consiglio Meloni durante l’incontro con la stampa del 9 gennaio 2025, e la ulteriore rassicurazione fornita dalla stessa presidente del Consiglio il 15 settembre in un intervento pubblicato sul quotidiano Domani, “ad oggi -dice il documento approvato dall’Ordine- i giornalisti continuano ad essere una categoria discriminata, alla quale viene precluso un diritto costituzionale a ricevere un equo compenso relativo alle loro prestazioni professionali”.
Il Consiglio nazionale preannuncia tutte le iniziative necessarie per ottenere il riconoscimento dell’equo compenso.
(nella foto, la riunione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti)





