Viviamo in un mondo costruito a uso e consumo di poteri che hanno gettato, non da oggi, la maschera dietro la quale hanno nascosto la vera concezione di un diritto riservato invece a tutti: la libertà di stampa e di essere informati. Poteri decisi a imporre un solo modo di concepire la società, l’economia, la politica: il loro. Sistema fatto di parole garbate – che non devono urtare o danneggiare i padroni del vapore – e di notizie occultate a tutto vantaggio di chi vuole nascondere ciò che di giusto viene rivendicato dalla società. La guerra ne è stata la cartina al tornasole così come lo sono state le sconvolgenti tragedie di Gaza (l’eccidio commesso da Hamas, il genocidio perpetrato da Israele).
La stampa italiana non da oggi è sotto attacco grazie all’azione di alcuni direttori di influenti giornali, piazzati nei posti di comando da imprenditori che tutto hanno a cuore meno la libertà di informare. L’avvento di Trump ha liberato del tutto ciò che sonnecchiava nei recessi delle nostre società cosiddette avanzate: i mostri dell’autoritarismo e, ammettiamolo, della volgarità di linguaggio e di comportamento. E il nostro Paese non ne è estraneo. Più che informazione onesta e credibile siamo di fronte a tentativi, a volte raffinati a volte palesi, di manipolazione. L’informazione economica in queste settimane ne è l’esempio più lampante con un epilogo clamoroso.
La vicenda del Sole 24 Ore, non di certo un club di agitatori comunisti, è diventata lo spartiacque tra l’onesta e obiettiva ricerca dei fatti, come dovrebbe sempre essere anche a costo di errori mai in malafede, e la notizia addomesticata. La premier che si sceglie da chi essere intervistata (Vespa in Tv, Maria Latella sulla carta stampata) è ormai un fenomeno da ascrivere all’involuzione che si registra nei luoghi dove l’informazione nasce.
Non disturbare il potere, in qualsiasi maniera si manifesti. E’ il nuovo comandamento che una stampa di regime sta imponendo ovunque, forte del potere, dei capitali, delle collusioni con la politica e di clamorosi conflitti di interesse mai sanati.
L’architettura dell’informazione nell’era melonian-trampiana è ben nota a tutti. Esistono per fortuna sacche di resistenza e di dignitosa salvaguardia della libertà di stampa aggrappata a un articolo della nostra Costituzione, il 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Siamo davvero sicuri che quel che oggi sta avvenendo rispecchi questa grande e insostituibile libertà che ci è stata data ottant’anni fa?
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