(V.R.) Il Parlamento ha ricevuto dalle organizzazioni dei giornalisti due disegni di legge, che dovrebbero modificare le regole con le quali è organizzato l’accesso alla professione: praticantato, requisiti, corsi di laurea, esami di Stato. Ma Professione Reporter vorrebbe dare la precedenza a un’altra legge, che riconosca l’importanza delle notizie come servizio pubblico da equiparare a sanità, scuola, trasporti, acqua. E dia quindi la possibilità di intervenire, di sostenere, di riparare i danni, di spendere soldi pubblici quando necessario. Questo per difendere l’informazione in tutti quei casi nei quali servono finanziamenti che non ci sono.

formulazione adatta

L’idea è di organizzare un convegno, il 28 novembre, per discuterne e trovare la formulazione adatta.

Serve una legge che sancisca il valore dell’informazione in un sistema democratico. Oggi lo Stato spende alcuni milioni ogni anno, distribuisce denaro alle cooperative (più o meno trasparenti), finanzia decine di fogli e foglietti di categoria o a carattere religioso. Inoltre rimborsa agli editori -anche se si tratta di grandi imprenditori e industriali- un tot a copia venduta e parte delle spese per carta e distribuzione. Ma non c’è una legge che autorizzi gli organi dello Stato a spendere quei soldi che servono per “proteggere le notizie”, usiamo questa formula. Una norma per garantire su tutto il territorio nazionale che i cittadini sappiano cosa accade, possano -attraverso i media- combattere battaglie, risolvere i problemi.

iniziative e capricci

L’informazione, insomma, non può essere lasciata all’iniziativa o al capriccio di aziende che spesso hanno in altri campi il loro principale business: chi vuole impegnarsi in questo campo dovrebbe garantire sempre il rispetto delle regole giornalistiche, del pluralismo, della ricerca della verità. Le imprese dovrebbero -come è normale- finanziarsi con il loro lavoro e quindi essere sostenibili, ma lo Stato potrebbe intervenire ove queste condizioni non siano raggiungibili.

E’ una questione urgente, alla quale speriamo che Camera e Senato si vogliano dedicare al più presto. Ci sono -per parlare di un aspetto particolare- alcune zone del territorio italiano che restano scoperte, che non ricevono quegli strumenti (piattaforme, canali, carta, radio, tv) che arrivano invece a cittadini di altre parti del Paese e si creano così differenze e ingiustizie inaccettabili. L’importanza della informazione locale è riconosciuta in tutto il mondo come condizione per la partecipazione alla vita sociale. Oggi capita che molti cittadini restino, senza informazione e viene di conseguenza sottratto loro l’accesso alla conoscenza.

differenze e rischi

Poiché sono proprio i giornalisti a fornirla è necessario che lo Stato stesso, ma anche per Regioni, Comuni e altri enti pubblici, distribuiscano gli investimenti grazie ai quali queste differenze possano scomparire. 

Fra i possibili relatori al dibattito ci sono il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, che molte attenzioni sta già dedicando ai problemi del giornalismo, l’onorevole Valentina Grippo della Commissione Cultura della Camera, il segretario della Fondazione Murialdi Giancarlo Tartaglia, i rappresentanti della Federazione della Stampa e dell’Ordine dei giornalisti. 

Recentemente anche Papa Leone XIV ha segnalato i rischi che corre sempre più l’informazione. Come Professione Reporter abbiamo fatto notare che l’informazione, in una democrazia, può essere considerata un servizio pubblico. Il convegno del 28 sarà la prima occasione per confrontare le opinioni.

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