Cinque persone che assieme al Direttore confezionano un intero giornale. Per farlo uscire -ad ogni costo- nel giorno in cui la redazione, all’unanimità (hanno votato un centinaio di giornaliste e giornalisti su un totale di 130), ha proclamato uno sciopero. È successo al Sole 24 Ore venerdì 17 (data sciagurata). 

Vale a dire che la Direzione (Fabio Tamburini) e la proprietà (Confindustria) di un quotidiano storico e illustre hanno varcato la linea rossa dei diritti sindacali. Hanno deciso di non rispettare le regole della democrazia. Uno sciopero può essere considerato sbagliato, ma viene votato a maggioranza dai lavoratori di un’azienda e ignorarlo e scavalcarlo significa rompere il patto che tiene assieme una società. Se il patto viene violato in un punto potrà esserlo anche in tanti altri punti. Ciò che sta facendo ogni giorno, più volte al giorno, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. 

cercare informazioni

Fra i tanti comunicati di solidarietà che il Comitato di redazione e la redazione del Sole hanno ricevuto è interessante quello pubblicato su la Repubblica di domenica 19 ottobre dal Cdr di quel giornale. Lo sciopero di venerdì 17 era motivato da questo: nel pomeriggio la redazione è venuta a conoscenza che il giorno dopo sarebbe uscita un’intervista di due pagine alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla Legge Finanziaria in preparazione, intervista realizzata da Maria Latella, collaboratrice del giornale. Una ferita per i giornalisti che da settimane, ogni giorno, lavorano a cercare informazioni sulla Finanziaria. Un “appalto” esterno per una prestazione rilevante e prestigiosa. Peraltro era già il secondo atto: due anni prima la stessa Maria Latella aveva fatto un’altra intervista a Meloni e la redazione aveva protestato. 

pugno duro

“Il potente di turno -scrive il Cdr di Repubblica- ancora una volta delegittima i giornalisti che cercano le notizie per concordare l’intervistatrice evidentemente più comoda, collaboratrice esterna. Direttori di testate già sfiduciati che ritengono ammissibile tutto questo e anzi, di fronte alle rimostranze dell’intero corpo redazionale, optano per una seconda e gravissima delegittimazione: quella del Cdr e dello sciopero. Editori che ormai da prassi privilegiano il pugno duro rispetto all’ascolto di chi ogni giorno materializza un prodotto di qualità”. 

sudditi e cittadini

Ed ecco il succo della vicenda: “Notiamo quindi con sempre maggiore inquietudine come anche nel nostro settore stiano saltando le regole del rispetto reciproco dei ruoli e delle prerogative di ognuno: vedere un giornale che va comunque in edicola grazie all’aggiramento dello sciopero da parte di sole cinque persone -“giornalisti” come noi- è uno schiaffo alla categoria, ma anche alle lettrici e ai lettori. In gioco c’è molto di più di una protesta sindacale, ma la possibilità di tutte e tutti noi di far sentire la nostra voce, di essere insomma cittadine e cittadini e non dei sudditi di qualcuno. Un giornalismo di sudditi non serve alla società ma solo a chi detiene il potere”.

“L’edizione del Sole 24 ore in edicola nonostante lo sciopero proclamato dalla redazione – ha detto Alessandra Costante, Segretaria generale Fnsi – scrive una pagina nera nella storia di uno dei quotidiani più importanti del Paese. Non solo: infanga e sminuisce l’altissima professionalità dei colleghi che ci lavorano. Lo sciopero indetto dal Cdr è a difesa della dignità del giornalismo professionale, della qualità dell’informazione e della sua indipendenza. Penso che neppure la presidente del Consiglio avrebbe voluto vedere la sua intervista uscire in un’edizione del Sole che fa carta straccia di tutti i fondamentali dell’informazione libera e democratica”.

(nella foto, Emanuele Orsini, Presidente della Confindustria)

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