di STEFANO AVANZI

Martedì 29 luglio, l’organizzazione non profit Free Press ha pubblicato il nuovo Media Capitulation Index, una classifica che misura quanto le maggiori aziende media e tech statunitensi abbiano ceduto alle pressioni politiche o economiche, specialmente in relazione all’amministrazione Trump.

Il report valuta 35 aziende secondo una scala visiva da uno a cinque polli (🐔), simbolo ironico ma chiaro di capitolazione. Solo due aziende – Bloomberg e Netflix – ricevono una stella (⭐) per l’indipendenza.

trasparenza del potere

Free Press, fondata nel 2003 si batte per un giornalismo indipendente, l’accesso equo alla tecnologia, la proprietà diversificata dei media e la libertà di espressione, con un’attenzione particolare alla giustizia razziale e alla trasparenza del potere. Non accetta fondi da aziende, governi o partiti politici, ed è sostenuta esclusivamente da donatori privati.

Secondo Free Press, le grandi aziende mediatiche hanno un’influenza enorme sulle decisioni politiche e sul dibattito pubblico. Molte dipendono da favori governativi come appalti, fusioni approvate o incentivi fiscali. Questo legame spiega, in molti casi, il motivo per cui tante realtà del settore abbiano ridotto la propria indipendenza editoriale. “In molti casi, la domanda non è ‘chi possiede i media?’, ma ‘chi possiede i proprietari dei media?'”, scrive Free Press.

corruzione e abusi

Nel Media Capitulation Index, ogni azienda è valutata per il suo livello di indipendenza editoriale, trasparenza, pressione politica e influenza economica. La scala va da ⭐ (indipendente) a 🐔🐔🐔🐔🐔 (propaganda)

Tra i pochi casi virtuosi ci sono Bloomberg, una delle pochissime aziende editoriali a opporsi apertamente all’amministrazione Trump. Il fondatore Michael Bloomberg ha condannato la corruzione e gli abusi del primo mandato di Trump, invitando le istituzioni a reagire. Dopo il ritiro dagli Accordi di Parigi, si è impegnato a coprire le quote americane. Ha definito Trump “inadatto a una carica di alto livello” e ha criticato duramente l’assalto al Campidoglio.

L’azienda, privata, è attiva nel giornalismo e nei servizi finanziari digitali (agenzia stampa, tv, radio, riviste). Promuove ufficialmente inclusione e pari opportunità.

campagne progressiste

Politicamente, Bloomberg è passato dai Repubblicani ai Democratici, finanziando campagne progressiste. Nel 2020 si è candidato alle primarie democratiche. La sua società ha speso 370.000 dollari in lobbying e i dipendenti hanno contribuito con oltre 64 milioni di dollari ai candidati politici nel ciclo 2024.

Nel Media Capitulation Index di Free Press, The New York Times Company è classificata con un pollo (🐔), indicata come “vulnerabile”. La valutazione si basa soprattutto su un elemento ricorrente: i titoli degli articoli, considerati da Free Press un tentativo maldestro di “obiettività da entrambe le parti”, che finisce però per normalizzare il trumpismo anche nei suoi aspetti più estremi.

limiti della decenza

Un esempio citato risale all’ottobre 2024: il titolo “In alcune dichiarazioni sui migranti, Donald Trump ha invocato la sua antica passione per i geni e la genetica”. Secondo l’ex redattrice del Times Margaret Sullivan, quel titolo trasforma un’affermazione carica di implicazioni razziste in una curiosità intellettuale.

Altro episodio rilevante riguarda un caso di presunta corruzione internazionale: dopo che Trump ha accettato un jet di lusso da 400 milioni di dollari dalla famiglia reale del Qatar, il titolo scelto dal Times ha descritto la vicenda dicendo che l’operazione “supera i limiti della decenza”, evitando espressioni più chiare sul significato politico dell’accaduto.

tono neutro

Nel 2024, l’editore del Times AG Sulzberger ha spiegato questa impostazione editoriale dichiarando che non è responsabilità del giornale “mettere in guardia i lettori” da derive autoritarie: “L’allarme sembra così forte e così costante che gran parte del pubblico ha ormai messo i tappi nelle orecchie”, ha detto in un discorso pubblico. Anche se nel 2025 ha poi adottato toni più duri in difesa della stampa indipendente, Free Press rileva una continuità nel tono neutro della copertura, anche su fatti gravi.

Un altro aspetto criticato riguarda la sezione Stile, accusata di trattare con leggerezza figure legate all’amministrazione Trump, pubblicando articoli che elogiano scelte sartoriali e look di esponenti dell’autoritarismo, come se l’estetica fosse separata dalla politica. “È come se il Times stesse dicendo ai lettori che la fine della democrazia non è importante, finché si indossano abiti Givenchy”, osserva Free Press nel rapporto.

media e politica

Il New York Times Co., con una capitalizzazione di mercato di 9,07 miliardi di dollari, possiede il quotidiano omonimo, l’International Herald Tribune, diversi podcast prodotti anche in collaborazione con Serial Productions, e conta quasi 11 milioni di abbonati (dato aggiornato a maggio 2024).

Sul proprio sito, la società afferma l’impegno verso un ambiente di lavoro diversificato, equo e inclusivo, in linea con la propria missione di “cercare la verità e aiutare le persone a comprendere il mondo”.

Dal punto di vista politico, secondo il Center for Responsive Politics, i dipendenti del New York Times hanno donato complessivamente 247.284 dollari durante il ciclo elettorale 2024, di cui oltre il 94% è andato a candidati Democratici. Questo dato non influisce direttamente sul punteggio dell’indice, ma viene riportato nel quadro più ampio dei legami tra media e politica.

investimenti comuni

Tra gli altri casi analizzati nel rapporto, Meta ottiene quattro polli, accusata di “aver abbracciato tutto ciò che riguarda Trump”. Alphabet, società madre di Google, riceve due polli per contratti governativi e investimenti comuni nel settore della difesa. Warner Bros. Discovery ottiene tre polli per le presunte pressioni esercitate sulla Cnn. Trump Media e X/SpaceX sono classificate al massimo della scala: cinque polli per allineamento propagandistico. 

Degna di nota è anche Netflix, il cui CEO ha mantenuto una linea indipendente, criticando pubblicamente Trump e sostenendo la sua opposizione. 

Il rapporto è accompagnato da una pubblicazione aggiuntiva, “A More Perfect Media”, che propone una serie di raccomandazioni concrete per la costruzione di un sistema mediatico più libero e democratico. L’autore Tim Karr ha dichiarato: “Queste aziende esistono grazie alle politiche pubbliche. Esiste un autentico movimento popolare per creare un sistema mediatico più democratico. La gente dovrebbe partecipare attivamente a questo dibattito”.

(nella foto, Michael Bloomberg)

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