di RICCARDO DE BENEDETTI
Si moltiplicano gli interventi di politici di governo sullo stato reale del famoso secondo pilastro della previdenza sociale, i cosiddetti fondi complementari. Al palo, dice Giorgetti. Legge “vecchia di vent’anni”, titola Repubblica, raccontando l’assemblea di Ania, l’Associazione nazionale delle assicurazioni. Riadeguamento normativo che, a detta di Giorgetti, dovrebbe tener conto del nuovo contesto sociale e demografico, e come scopo rafforzare e modernizzare la diffusione, l’equità e l’efficacia dei fondi.
La risorsa scarsa dei mercati, lo sanno anche le matricole delle facoltà di economia, è la fiducia. E, così sembra, gli italiani ne hanno poca nei confronti di un sistema previdenziale che mette sempre più in discussione diritti acquisiti, approntando veri e propri meccanismi di drenaggio di denaro dagli stipendi e dalle risorse economiche, soprattutto del lavoro dipendente, a vantaggio di enormi conglomerati finanziari, quasi sempre in ultima istanza stranieri e a dimensione globale.
significativo “Prequel”
Un mantra ascoltato in apertura dell’intervento di Francesca Balzani, commissaria Covip, l’organismo di vigilanza dei fondi complementari, da poco rinnovato nella presidenza, affidata a Mario Pepe, in un incontro pubblico organizzato proprio da Repubblica a Milano il 19 maggio sul tema pensionistico.
Quello che sta succedendo all’ente pensionistico dei lavoratori poligrafici “Fiorenzo Casella”, in via di autoliquidazione è una vera e propria smentita/conferma alle parole di Giorgetti e compagnia.
Con un “prequel” significativo. Nel settembre del 2021 l’Inpgi, il fondo pensionistico pilastro previdenziale dei giornalisti, in gravi difficoltà, chiede al sindacato di far confluire anche i poligrafici. Riceve una risposta sdegnata e “orgogliosa”. In sostanza: vedetevela voi.
debolezze finanziarie
Due mesi dopo l’Inpgi entrava in Inps con pochi articoli in Legge di bilancio, per decisione presa nel pieno esercizio delle prerogative dell’allora Presidente del Consiglio Mario Draghi. Cosa impedì una soluzione che avrebbe consentito una sorte migliore all’ente pensionistico Casella? Covip aveva già certificato l’insostenibilità del Casella con il provvedimento di commissariamento del 18 novembre 2020. Due debolezze finanziarie non fanno una forza, ma due categorie insieme sì! Forse l’intenzione non era quella di salvare le prestazioni del fondo, ma quella di far confluire i lavoratori rimasti nel contratto poligrafici nel fondo Byblos nel quale sedevano coloro che rifiutarono la soluzione Inpgi e, tre anni dopo, firmarono l’accordo di autoliquidazione del Casella.
trucchi e sotterfugi
Come si può incrementare la fiducia della platea dei lavoratori quando non si riesce neppure a incanalare la soluzione della crisi sistemica del Fondo Casella nel rispetto dell’articolo 38 della Costituzione e del suo comma 4? Come si può rafforzare il secondo pilastro quando a 14 mila lavoratori, attraverso veri e propri trucchi e sotterfugi, viene cancellata la pensione?
Nell’aria si sente spesso pronunciare l’altro mantra: l’autonomia delle parti sociali! Ad esse si fa riferimento come alla procedura risolutiva di ogni contenzioso, quando è ormai palese che per la configurazione degli interessi della burocrazia sindacale si tratta solo di contratti e patti sottoscritti senza tenere in nessun conto il parere e gli interessi dei propri rappresentati. Una chiara crisi di legittimità.
Salvate il soldato Fiorenzo Casella! E forse vedrete il secondo pilastro rafforzarsi e non fare la fine dei piloni dell’insegna di Generali sul grattacielo storto di Milano! Emblema della fragilità di un mondo, non solo di un tetto.
Un’analisi lucida e amara.
Io avrei il nome per un buon dottore, queste sono le iniziali: GDF