Andrea Riffeser Monti, in più di un’occasione pubblica, ha detto: “I giornalisti non possono guadagnare più di un barista dell’autogrill!”. Passaggio chiave per capire come vanno le cose fra editori e sindacato dei giornalisti sul rinnovo del Contratto nazionale, scaduto nel 2016, nove anni orsono. Riffeser è Presidente della Fieg, la Federazione degli editori italiani, proprietario di Qn, Resto del Carlino, Nazione, Giorno. In una lettera a Professione Reporter nega “di aver mai affermato, in nessuna occasione” la frase su giornalisti e baristi e che “tale affermazione è falsa”. Esponenti della Federazione della stampa confermano di averla ascoltata, da fine gennaio 2020 ad un tavolo di trattative al Congresso di Riccione del 2023. Solo una battuta?
Per molti anni non si è riusciti a discutere del Contratto. Il fatto positivo è che dopo un lungo stallo, la Segretaria della Federazione della stampa, Alessandra Costante, ha potuto -maggio 2024- riportare gli editori a un tavolo di confronto. La navigazione è però assai turbolenta. Tanto che ora si avvicina la proclamazione dei cinque giorni di sciopero affidati dalla Conferenza dei Cdr nell’aprile 2025.
vari incontri
Editori e Fnsi si sono incontrati varie volte in poco più di un anno. I rappresentanti dei giornalisti chiedono un recupero salariale poco sotto al 20 per cento (attorno ai 400 euro lordi al mese), né più né meno la perdita del potere d’acquisto dal 2016 ad oggi. Gli editori propongono la metà. Inoltre, gli editori propongono un contratto “depotenziato” per i nuovi assunti, vale a dire un contratto “light” per i (pochi) giovani che entrano nei media, diverso da quello per tutti gli altri. E il sindacato ha respinto al mittente. Questo per quanto riguarda le retribuzioni: l’idea di fondo di molti editori sarebbe quella espressa da Andrea Riffeser Monti con l’affermazione sui baristi degli autogrill (categoria degna peraltro di ogni rispetto).
rivoluzione dal 2016
Poi c’è tutto il resto, cioè la rivoluzione avvenuta fra il 2016 e oggi. L’Intelligenza artificiale, per esempio. Il sindacato chiede che gli accordi delle Aziende con le piattaforme di AI siano trasparenti e conosciute e che l’utilizzo dell’AI in redazione sia regolato, non esclusivo, dichiarato anche agli utenti finali, i lettori. Qui da parte degli editori c’è netta chiusura. Nel comunicato approvato dai consiglieri nazionali Fnsi il 26 giugno si legge: “In piena espansione dell’AI, gli editori rifiutano limiti etici all’uso dell’algoritmo nelle redazioni, puntando invece ancora una volta ad un tornaconto economico, vendendo l’accesso ad archivi di news per cifre che vanno dai 5 ai 25 milioni di euro l’anno”.
porta chiusa
Il sindacato chiede anche che nel nuovo Contratto siano inserite le nuove figure del mondo web che in qualche maniera utilizzano metodo e strumenti del giornalismo: fotoreporter, videoreporter, audioreporter, social media manager. Anche su questo non c’è disponibilità della controparte. Un po’ come tenere chiusa la porta al presente.
Esistono alcune differenze al tavolo delle trattative fra i grandi editori e i medio piccoli, di cui Riffeser fa parte. I primi appaiono più interessati a scrivere davvero un nuovo Contratto di quanto non siano i secondi. Nel frattempo, gli editori sono sostanziosamente aiutati dallo Stato, cioè da tutti noi. Alcuni esempi: nel 2021, grazie al rimborso pubblico per copia venduta, hanno incassato 37 milioni, 60 milioni nel 2022, 65 milioni nel 2023. Per permettere agli editori di effettuare i prepensionamenti e liberarsi di stipendi sostanziosi e professionalità riconosciute, nel 2019 lo Stato ha versato 28 milioni, 20 milioni nel 2023, verserà 24 milioni nel 2025. A fronte di questo, nel 2012 i giornalisti dipendenti erano 17.860, 15.351 nel 2019, 13.800 nel 2025.
Professione Reporter
(nella foto, Andrea Riffeser Monti)