Il prossimo 5 agosto la legge per l’editoria, la numero 416 del 1981, compirà 44 anni di vita ed è una legge oramai ampiamente obsoleta, concepita “in un’altra era geologica”, come ha sottolineato la Segretaria nazionale della Federazione della stampa, Alessandra Costante. Anche se “il quadro normativo è ancora dato da quella legge e dalle numerose modifiche e integrazioni arrivate nel corso degli anni”, mentre oggi i nodi della professione giornalistica “vanno declinati e affrontati alla luce delle rivoluzioni tecnologiche intercorse in quasi mezzo secolo”, ha aggiunto.
“Meriti, limiti e prospettive della legge sull’editoria” è il titolo della discussione che si è tenuta la mattina del 4 giugno in un convegno promosso dalla Fondazione Murialdi e dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia, organizzata in occasione del centenario della nascita di Giovanni Spadolini, politico repubblicano, sotto i cui due governi (28 giugno 1981-23 agosto 1982) la legge 416 ha visto la luce, grazie anche al contributo personale dello storico del giornalismo e presidente della Fnsi dell’epoca Paolo Murialdi, tra il 1974 e il 1981.
segnalazione Agcom
Moderati da Stefano Folli, giornalista e Presidente dell’associazione Amici della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, introdotti da Giancarlo Tartaglia, segretario della Fondazione Murialdi, al tavolo si sono succeduti Giampiero Spirito, presidente della Murialdi, Cosimo Ceccutti, presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, Alberto Ferrigolo (Comitato scientifico Fondazione Murialdi), Giovanni Pascuzzi (consigliere di Stato). Il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini, rappresentante del governo continuamente chiamato in causa, ha inviato un messaggio nel quale ha sottolineato che “un aggiornamento della legge del 1981 si rende necessario anche a fronte della segnalazione dell’Agcom al governo sulle concentrazioni nella stampa quotidiana, attualmente legate al solo parametro dei limiti di tiratura e anche in considerazione del cambiamento che hanno interessato gli enti previdenziali di riferimento”.
fonti per allenamento
Barachini ha aggiunto: “Vanno poi definiti i confini dell’azione distributiva, quando non manifestamente editoriale, vista la selezione e classificazione dei contenuti, degli Over The Top, che hanno la leadership mondiale nel campo delle intelligenze artificiali, ma che respingono i tentativi di definire criteri di trasparenza sulle fonti di training, cruciali per la fine del cosiddetto ‘allenamento’, ma anche per la sussistenza stessa dei sistemi editoriali e creativi nazionali e locali”.
Nel 1981 la legge 416 ha finito con il rappresentare un punto di svolta nel settore dei media, da lunghi anni costretto a fare i conti con una crisi endemica che ha reso necessario un intervento (nei primi anni ’70 il deficit globale dei quotidiani superava i 100-120 miliardi di lire). Ma mezzo secolo di durata per una legge sono un’eternità, specie se paragonati alla “rivoluzione colossale” che negli ultimi 25 anni ha letteralmente mutato il panorama editoriale. Il presidente della Federazione italiana editori, la Fieg, Andrea Riffeser Monti ha sottolineato che oggi tutta la filiera “deve capire come agevolare soluzioni per rilanciare il settore” e ha chiesto “stabilità finanziaria per pianificare gli investimenti e regole previste per i social e i big della rete”, anche a fronte del fatto che in questi anni “il 30-40% delle edicole hanno chiuso i battenti”. “Il cinema, ad esempio, ha finanziamenti dieci volte superiori ai finanziamenti dei giornali”, ha ricordato Riffeser.
indipendenza editoriale
Il consigliere di Stato Giovanni Pascuzzi ha poi aggiunto che il settore dei servizi media audiovisivi, che comprende televisione, radio, quotidiani e periodici, “nel 2023 valeva 11,5 miliardi di euro che però erano 12,2 nel 2019” e che al proprio interno “continua a crescere il peso relativo della televisione, la radio rimane sostanzialmente stabile mentre è in calo progressivo e strutturale la quota cumulata da quotidiani e periodici”, ciò che “pone probabilmente al legislatore la questione di una nuova legge sull’editoria”. Anche perché nel frattempo la legislazione europea garantisce di più in termini di “indipendenza” sia del giornalista sia dei giornali. Ad esempio, la legge 2024/1083 del Parlamento Europeo e del Consiglio istituisce un quadro comune per i servizi di media nell’ambito del mercato interno che attraverso una serie di norme, ha rilevato ancora Pascuzzi, “protegge l’indipendenza editoriale, le fonti giornalistiche, anche dall’uso di spyware, garantisce il funzionamento indipendente dei media del servizio pubblico, aumenta la trasparenza della proprietà dei media, tutela gli stessi contro la rimozione ingiustificata di contenuti online da parte di grandi piattaforme, introduce un diritto alla personalizzazione dell’offerta dei media su dispositivi e interfacce, garantisce la trasparenza della pubblicità statale per i fornitori di servizi di media e le piattaforme online, garantisce infine che gli Stati membri forniscano una valutazione dell’impatto delle principali concentrazioni sul mercato dei media, sul loro pluralismo e l’indipendenza editoriale oltre ad aumentare la trasparenza della misurazione”.
rinnovo contrattuale
Alla Segretaria generale della Fnsi è toccato l’onere di tirare le fila della discussione e anche di fare il punto sullo stato di salute del comparto editoria in cui “il rapporto, difficile, con gli Over the top, l’avvento dell’intelligenza artificiale in redazione, una categoria che diventa sempre più precaria e anziana -ha ricordato- sono solo alcuni dei nodi da sciogliere per dare respiro a un mondo dell’informazione che continua a lottare contro leggi bavaglio e querele temerarie, per una riforma della diffamazione a mezzo stampa che non arriva”.
Costante ha anche sottolineato che “la legge sulla stampa è del 1948, quella dell’Ordine del 1963, la 416 del 1981” e si è chiesta: “Come possiamo pensare di governare il cambiamento? Servono leggi adeguate ai nostri tempi. E servono risorse certe, con parametri chiari ma elastici per garantire la sopravvivenza di un settore che resta pilastro della democrazia”. Per concludere: “Quello di cui abbiamo bisogno, anche alla luce delle trattative in corso per il rinnovo contrattuale, è trovare principi condivisi su cui costruire un nuovo quadro di regole che ci consentano di affrontare il presente e immaginare il futuro”. Non prima d’aver ricordato che attraverso l’utilizzo dei piani di crisi la legge 416 “ha consentito i prepensionamenti e lo svuotamento delle redazioni”, a tutto vantaggio delle aziende editoriali.
(nella foto, Giovanni Spadolini)