A proposito di “@Pontifex e @Pope Leo XIV, il nuovo Papa continua l’attività su X e Instagram”. La rete, abitata specialmente da giovani, permette ai molti senza età di uscire dalla solitudine di inesistente comunicazione relazionale prossima e dall’anonimato del silenzio esasperante ed esasperato delle nostre individualità isolate. Di fatto essa attrae nella fiumana gigantesca di chi pensa di esistere solo perché, come in piazza san Pietro o altrove, partecipa ad ogni costo, visibile in qualche modo, per un momento, una foto, un like o un segno che resti e sia tracciabile, fruibile sui nuovi album dei ricordi. La Chiesa d’altri tempi ha sempre potuto contare sui pulpiti e sulle piazze: come fece precocemente con la radio (febbraio del 1931) o con le frequenze televisive in Italia dal 1990… si è adeguata, affidandosi ancora volentieri alle modalità e agli strumenti tecnologici. Le loro peculiarità permettono di amplificare la voce del Pontefice e di trasmetterla ai confini della terra e a missioni irraggiungibili: a causa del suo mandato universale e fondamentale, la Chiesa necessita di poter offrire la Parola ad ogni essere umano di buona volontà, a chi vuole ascoltarla e accoglierla. Dire, portare e raggiungere tutti attraverso l’annuncio kerigmatico è mandato essenziale del Maestro: ne consegue l’importanza di una comunicazione ecclesiale “ad intra e ad extra”, qualificante e qualificata secondo i tempi, per tradurre il Vangelo in ogni lingua comprensibile quale Parola incarnata e testimoniata.
Un tempo le missioni erano terreno fertile di vita offerta sino al martirio per operare cambiamento, promuovere educazione, salute, progresso umano e culturale in ogni angolo della terra. Oggi alla carenza di religiosi suppliscono innumerevoli organismi di volontariato cristiano (sanitario, agrario…) e le opere di molti movimenti post-conciliari, connessi e intraprendenti anche in rete. I social per la Chiesa sono in ormai microfono, megafono, amplificatore, ripetitore e antenna nel deserto. L’istanza di non sostituire la vita comunitaria e reale con messaggi a distanza è in agguato non a livelli centrali, quanto in ogni parrocchia o territorio: superata la pandemia, da anni chiese locali e parroci che hanno installato impianti e usano i social quasi opera pastorale surrogata rischiano assenza colpevole: non più accanto a persone sole e ammalate, non sanno neppure quanti anziani e quanti disabili o disperati vivono sul territorio della loro parrocchia “virtuale”. Molti hanno temuto e si sono sottratti al proprio compito durante la pandemia e continuano a farlo, qualcuno invece ha dato la vita anche solo per portare la comunione a un’anziana, durante il Covid… I social restano canali sempre aperti e disponibili, per comunicare molto meglio, capillarmente e immediatamente il pensiero del Papa rendendo memoria diffusa il suo insegnamento, offrendo modalità di approccio a questioni attuali. Con continuità e senza parossismi ogni messaggio diventa Presenza, punto di riferimento e di confronto che sbaraglia ogni specie di “influencer” concorrente.
Ogni cosa sotto il cielo è buona se usata in modo sano e responsabile: la morale cattolica ha smesso di demonizzare le novità da molto tempo e la bioetica da più di 50 anni ha contribuito al dialogo con le scienze della vita (Mendel comunque era un agostiniano!) e del più recente mondo tecnologico. Quanto a scienze astronomiche e matematiche Galilei e Pascal erano cristiani/uomini di scienza e, prima ancora, Copernico, Canonico agostiniano venuto a Roma a studiare Diritto canonico, tanto per ritornare a Papa Leone XIV… Quale rivoluzione copernicana possiamo aspettarci in fatto di annuncio ed evangelizzazione dopo la concretezza e la prossimità fisica di Papa Francesco? Nonostante gli uomini tentino di fare e disfare, lo Spirito Santo o la Volontà di un Artefice principio ed ordine dell’universo sembra esprimersi ancora in situazioni e contesti in cui la disperazione delle guerre e delle sofferenze grida aiuto… Abbiamo ricevuto in dono un Papa, figlio del grande Agostino e del suo cuore appassionato di Cristo, proprio mentre i sentimenti e le passioni umane naufragano fra miserie e l’umanità si frantuma tra odio e violenza, abbiamo il Vicario di Cristo che lo Spirito ha espresso per il nostro tempo. Social o media, poco importa: abbiamo Qualcuno da ascoltare nel profondo dell’essere e solo ascoltando la Parola di cui è testimone (ob-audire…) potremo comprendere e operare con Lui molto più di una rivoluzione copernicana in un mondo alla deriva. Soltanto ascoltando e lasciandoci guidare scopriremo nuovi orizzonti di libertà e fraternità, gocce vitali e artefici insostituibili del processo già iniziato. L’Umanità e la Chiesa necessitano più che mai di mattoni serrati al loro posto, coesi e ben strutturati, di un’opera d’arte bella e duratura.
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