“Su Gaza serve più informazione, non meno informazione. Documentare ciò che sta accadendo al popolo palestinese, stretto nella morsa tra i terroristi di Hamas e l’esercito di Israele, è un dovere per ogni giornalista. Antisemitismo non è raccontare la tragedia di un popolo, ostaggio di una brutalità senza fine, ma, ad esempio, non prendere le distanze dalla squadraccia che a Dongo, nei giorni scorsi, è sfilata facendo il saluto fascista sul luogo in cui venne fucilato Mussolini”.
Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, interviene così, in una nota diffusa mercoledì 30 aprile 2025, dopo la presentazione di un esposto da parte dell’ex ministro Carlo Giovanardi, di Iuri Maria Prado e del semiologo Ugo Volli al generale Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la presidenza del Consiglio. Oggetto: il reportage da Gaza trasmesso da “Presa Diretta” su Raitre il 27 aprile. Secondo l’esposto la trasmissione “condanna i bombardamenti israeliani senza un minimo accenno all’attacco di Hamas del 7 ottobre del 2023 con il massacro indiscriminato di 1200 israeliani, uomini, donne e bambini ed il rapimento di 250”. Ancora: “Nessun accenno… al rifiuto di Hamas di liberare gli ostaggi rimasti, dopo la morte in prigionia di tanti di loro, al suo comportamento durante la tregua… ed al fatto che gli stessi palestinesi di Gaza si stanno ribellando”. Critiche anche per l’intervista a Francesca Albanese, relatrice dell’Onu sui territori palestinesi, che avrebbe “accusato Israele di un presunto genocidio, ripetuto cifre inverosimili fornite da Hamas sul numero delle vittime ed addebitato ad Israele la volontà sin dal 1948 di voler distruggere i palestinesi”. Secondo i firmatari, “la diffusione di notizie distorte come queste… ha portato in Italia un aumento del 400 per cento dei casi di antisemitismo, con l’odio antiebraico… che è diventato una minaccia alla sicurezza nazionale”. Per questo hanno chiesto al Coordinatore di intervenire per “ristabilire nella Tv di Stato una corretta informazione”. Argomentazioni totalmente “infondate”, ha replicato Iacona: “Se si allarga l’accusa di antisemitismo a coloro che criticano le azioni di Israele, allora milioni di persone che scendono in piazza nella stessa Israele sono tali”. Ha ricordato che nel 2023 un’intera puntata di “Presa Diretta” è stata dedicata all’antisemitismo montante. “Nessuno cancella il fatto che sia ripreso con forza, solo che nel reportage non abbiamo parlato di ebrei ma di quel che sta succedendo a Gaza, lo abbiamo fatto dopo molto silenzio dei media sull’argomento. C’è un doppio standard nel racconto mediatico, tra ciò che avviene in Ucraina e quello che vediamo a Gaza e in Cisgiordania, argomento di cui invece Papa Francesco non si dimenticava mai”.
Su Gaza la Fnsi è già intervenuta più volte. La segretaria generale Costante ha scritto due lettere all’ambasciatore israeliano in Italia per chiedere che i giornalisti non fossero bersaglio delle operazioni militari dell’Idf e che ai cronisti europei fosse consentito entrare nella Striscia per raccontare la guerra e la crisi umanitaria. La Federazione della Stampa, inoltre, è stata promotrice di un appello alle autorità israeliane sottoscritto dai direttori dei maggiori quotidiani italiani per aprire Gaza ai giornalisti.
A Riccardo Iacona e alla redazione di “Presa Diretta” rivolge un ringraziamento il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, che “in risposta a chi presenta intimidatori esposti” contro la trasmissione auspica arrivi “un pubblico grazie a Iacona e la sua squadra da parte del vertice della Rai”.
L’Associazione Stampa Romana esprime “piena solidarietà ai colleghi di ‘Presa Diretta’”, definendo l’esposto “un gravissimo e odioso atto intimidatorio nei confronti di chi fa informazione su una vicenda che é sempre più difficile documentare, come dimostrano le centinaia di giornalisti locali uccisi e feriti. Una mattanza senza precedenti che è un attacco alla libertà di stampa”.
E al fianco dei giornalisti si schiera anche l’Usigrai, che rileva: “Le questioni aperte sono molte, a partire dalla sorte degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. Ma il tentativo di fermare con un esposto il lavoro della redazione di ‘Presa Diretta’ è un atto intimidatorio nei confronti di chi lavora esclusivamente al servizio dei cittadini e del loro diritto ad essere informati”.