E’ stata chiusa l’edizione italiana di Aleteia, il portale di notizie e informazioni cattoliche online fondato dal giornalista Jesús Colina. Il 28 febbraio sono cessate le pubblicazioni di articoli e video sui social network e la società Aleteia Italia srl è stata messa in liquidazione. Aleteia sas, con sede in Francia, il 24 novembre 2020 aveva già chiuso l’edizione araba. Mantiene invece quelle in inglese, francese, spagnolo, portoghese, sloveno e polacco.

Lo “Chief Editorial Officer” Eric de Legge ha firmato il comunicato dell’Azienda, che si conclude così: “A questo punto preghiamo per tutti i collaboratori dell’edizione in italiano, che hanno sempre saputo porre l’annuncio del Vangelo al vertice delle loro preoccupazioni quotidiane. Preghiamo anche, cari lettori, per ritrovarci un giorno prossimo per edificare la cattedrale digitale di cui il mondo ha tanto bisogno”.

scelta dolorosa

Per l’Azienda la chiusura in Italia è “una scelta dolorosa, resa improrogabile dalla mancanza di risorse finanziarie sufficienti per mantenere una redazione di giornalisti professionisti. La fine di una formidabile avventura missionaria, iniziata nel 2012, che ci ha permesso di condividere con voi quasi 48.000 articoli tinti di speranza cristiana e sempre attenti alla verità”.

I lavoratori e le lavoratrici di Aleteia Italia Srl in un comunicato si dichiarano “sconvolti dalle modalità e dalla rapidità con cui gli amministratori della società hanno deciso di liquidare una realtà così amata dai nostri lettori – come le centinaia di attestazioni di stima sui social testimoniano – senza alcun serio tentativo di rilancio e senza alcun coinvolgimento dei lavoratori che per quasi 12 anni hanno permesso ad una realtà editoriale di trovare spazio e autorevolezza nel dibattito ecclesiale italiano. Nelle scarne comunicazioni che l’Azienda ha condiviso con i collaboratori si parla di cifre insolute enormi, di cui si fa difficoltà a capire come siano state calcolate. In tutto questo, 6 persone, quasi tutte con figli piccoli, sono state cacciate e la società messa in liquidazione in fretta e furia, rendendo ardua qualsiasi interlocuzione essendo – tra l’altro – il management in uscita o in Francia”.

persone prima di tutto

L’Assemblea di Aleteia Italia sottolinea come “un’azienda che ha basato il suo lavoro sulla professionalità da un lato e dall’altro sull’annuncio dei valori del Vangelo non abbia trovato una modalità diversa per sistemare i rapporti con quelle che sono – prima di tutto – persone”.
“Piena e convinta solidarietà alle colleghe e ai colleghe di Aleteia Italia”, è stata espressa dalla Figec Cisal, Federazione Italiana Editoria Giornalismo Comunicazione. 

Nel comunicato dell’Azienda si legge: “Si conclude la nostra avventura editoriale e missionaria, inedita o addirittura pionieristica, si conclude per mancanza di risorse finanziarie sufficienti. Il nostro modello economico, risolutamente missionario e quindi gratuito, ci costringe a fare questa dolorosa scelta. In mancanza di risorse pubblicitarie sufficienti, di donazioni da parte dei nostri lettori più fedeli o di partner solidi, non possiamo continuare a diffondere e trasmettere la bellezza del messaggio evangelico. Rendiamo comunque grazie per tutti gli anni trascorsi al servizio della missione al vostro fianco, cari lettori. Hanno dato frutti, lo sappiamo grazie ai vostri messaggi di incoraggiamento e sostegno che riceviamo ogni giorno sulle nostre pagine Facebook, Instagram e YouTube, tra gli altri. Eravate così numerosi ad affidarci le vostre pene, le vostre gioie, le vostre storie, le vostre ragioni di speranza e la vostra fede in Gesù Cristo. Avevamo la volontà di informarvi, di edificarvi e di intrattenervi anche con uno sguardo autenticamente cristiano”. Firmato: “In Cristo, Eric de Legge”.

Il fondatore di Aleteia, Jesus Colina è stato molto vicino fino alla fine secolo scorso al movimento dei Legionari di Cristo. Nel 1997 si consumò una rottura e Colina fu allontanato dalla rivista Zenit che aveva fondato e dirigeva.

(nella foto, Jesùs Colina)

1 commento

  1. Trovo tutto molto ingiusto: per i lavoratori licenziati all’improvviso e per le loro famiglie, e anche per noi lettori: si dovrebbe ancora tentare l’impossibile per andare avanti. Come fanno negli altri Paesi??

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