di VITTORIO ROIDI

In Italia, appena uno diventa ministro o sottosegretario alla Giustizia, la prima cosa che fa è proporre un bavaglio per i giornalisti. 

E’ successo sempre, con i democristiani, con il pentapartito, con il centrosinistra, perfino con i grillini. Figuriamoci con un governo di destra. 

Il brillante magistrato Carlo Nordio e il meno conosciuto onorevole Andrea Delmastro non fanno eccezione. La questione delle intercettazioni telefoniche è stata un pretesto. “C’è troppa libertà, impediamo ai giornalisti di scrivere e di parlare, mettiamo pene più severe” hanno detto. Una vecchia storia.

telefoni e privacy

Tutto era cominciato durante Tangentopoli. A quel tempo (trenta anni fa) tutti i partiti, nessuno escluso, presentarono in Parlamento disegni di legge che avrebbero bloccato le notizie sulle indagini preliminari, prima che si arrivasse al pubblico dibattimento. Oggi è la stessa cosa. Si vuole evitare che si diffondano i contenuti di intercettazioni via telefono. Si prendono come motivazioni la protezione della privacy del governatore Zaia o le dichiarazioni dei dirigenti della Juventus. E per ottenerlo si colpiscono i giornalisti che raccontano come si stanno svolgendo le indagini giudiziarie. 

Sempre la stessa proposta.  

Come se non fosse stata approvata, nel 2017, una norma che obbliga a nascondere in un armadio blindato le informazioni registrate al telefono, ma irrilevanti nel processo penale. E i giornalisti non hanno accesso a quell’armadio, non registrano telefonate.

Inutili provocazioni, prova a dire qualcuno, mentre siamo di fronte alla prova che siedono al governo rappresentanti di una classe politica illiberale che, perfino allorché il processo riguarda l’arresto di un pericoloso criminale, tirano il sasso sull’articolo 21 della Costituzione e sul diritto dei giornalisti a pubblicare. 

respingere al mittente

Che fare? Respingere al mittente, Sperando che l’attacco alla libertà di stampa sia condiviso dai cittadini, perché non si tratta di proteggere la categoria, ma il diritto della collettività a conoscere i fatti. Nel 1993 i giornalisti annullarono la minaccia, convinsero il Parlamento che la questione non andava trattata con una legge liberticida, ma trasferendola sul terreno della deontologia professionale, Ed è quello che si può fare anche oggi migliorando le norme professionali e gli strumenti che la categoria possiede per punire chi supera i limiti del diritto di cronaca. 

La risposta più forte può venire dal Congresso della Federazione della stampa, che comincerà fra qualche settimana a Riccione. E’ lì che il sindacato unico dei giornalisti, che tante battaglie ha combattuto durante più di un secolo di storia, potrà rispondere alle nuove minacce, che provengono proprio dalla classe politica a cui ha chiesto di essere aiutato a battere le fake news, a cancellare il lavoro nero, ad essere difesa dalle aggressioni e dalle querele temerarie. 

Lì si vedrà se il governo Meloni e il suo ministro della Giustizia hanno realmente intenzione di difendere la libertà di stampa e la circolazione delle notizie.

1 commento

  1. Ho appena letto l’articolo di Vittorio Roidi ” Bavaglio per i giornalisti” e sono convinta che è giusto difendere ” IL DIRITTO DELLA COLLETTIVITÀ A CONOSCERE I FATTI” ,Quindi è giusto difendere la libertà di stampa!!! La libertà di stampa che implica IL RISPETTO DELLA VERITÀ ,come ha affermato giustamente il NOSTRO Presidente della repubblica, il rispetto della dignità e della libertà dei cittadini,il rispetto della persona, diritti che ormai quotidianamente vengono calpestati sui social, e talvolta da qualche giornalista che ignora la deontologia professionale. Non ultima purtroppo la realtà amara che siamo in un clima politico Regressista , Con una classe politica dominante che afferma di tutto ed il contrario di tutto, E che si arroga il diritto di sentenziare chi può esistere e chi non può, secondo canoni sociali obsoleti, che sono stantii e disumani come coloro che li promulgano.Purtroppo nella nostra Repubblica esistono e persistono idee Regressiste , io sono stata vittima di queste idee sin dall’adolescenza , perché ho vissuto in maniera libera e chiara, in un contesto sociale retrogrado da cui sono fuggita.Le idee dei RETROGRADI mi hanno ferita e colpita sempre. Ho due fratelli che hanno una mentalità RETROGRADA E TALEBANA, E sono stati disumani con me e con i miei figli. Quindi ho provato sulla mia pelle quanto brucia l’ arretratezza , ed in questo momento storico sentirmi ” SOTTO IL TALLONE DEI RETROGRADI” Mi fa venire la nausea e la voglia di scappare all’estero, come hanno fatto in tanti. Prof.ssa Lidya Mustaro

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