Diffusione di riprese e registrazioni fraudolente: è il reato che la Procura di Roma contesta all’insegnante che ha girato il video dell’incontro in un autogrill di Fiano Romano tra Matteo Renzi e l’ex 007 Marco Mancini; video poi consegnato alla trasmissione di approfondimento Report, Rai 3. Una storia scomoda per i due protagonisti del video, che subito ha scatenato una caccia alle  fonti e adesso la fonte, una insegnante che si trovava in quel momento all’autogrill, rischia il processo. 

“Si tratta di una deriva molto grave in tema di tutela delle fonti”, ha sottolineato il Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti. “Per identificare la fonte della notizia dell’incontro tra Matteo Renzi e l’allora dirigente dei servizi segreti, Marco Mancini, la procura di Roma ha acquisito i tabulati telefonici di due giornalisti di Report. In particolare di Sigfrido Ranucci, che conduce il programma e dirige la squadra di cronisti, e dell’autore del servizio, Giorgio Mottola”. 

La fonte ora è indagata per diffusione e registrazione fraudolente. Questo perché da cittadina ha filmato l’incontro tra i due personaggi pubblici nell’area di sosta di Fiano Romano (provincia di Roma) il 23 dicembre 2020. Le immagini rappresentano fatti di interesse pubblico, non sono state divulgate sul web ma consegnate nelle mani di una redazione giornalistica che lavora per una società pubblica controllata dallo Stato. Fonti giudiziarie confermano inoltre che la signora non ha alcun legame con gli apparati di sicurezza, a differenza di quanto ipotizzato dall’ex presidente del consiglio Matteo Renzi. 

Il segretario dell’Usigrai Daniele Macheda, accompagnato dal presidente della Fnsi Giulietti e d’intesa con Il Segretario Fnsi Raffaele Lorusso e con il presidente dell’ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, si è recato nella redazione di Report per esprimere solidarietà a Sigfrido Ranucci e a tutto il suo gruppo di lavoro e garantire che gli organismi della categoria si metteranno a loro disposizione in ogni sede, compresa quella legale, per garantire la tutela delle fonti, il rispetto del segreto professionale e l’autonomia del giornalismo di inchiesta, dentro e fuori dal Servizio pubblico.

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