Stato di agitazione in tutte le testate del Gruppo Gedi, che pubblica la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, Il Messaggero Veneto, Il Piccolo, La Gazzetta di Mantova più altre sei testate locali e poi Limes, Huffington post, Radio Capital e Radio Deejay. Motivo: la cessione (avvenuta “con modalità brutali”) di due rami d’azienda che facevano parte di Gedi Digital, il settore tecnologicamente più avanzato del Gruppo. Dove lavorava chi si occupa di video, audio podcast, grafici, hardware e software, tutti i settori su cui Azienda e Direzione hanno sempre affermato di puntare.

unità e scambio

Questa vicenda ha spinto i Comitati di redazione di Gedi a costituire un Coordinamento, come previsto dal contratto nazionale. I Cdr ritengono che le sinergie industriali ed editoriali all’interno del gruppo hanno bisogno di unità e scambio di informazioni. Scrivono  che la vendita “improvvisa ed editorialmente incomprensibile” da parte dell’editore di due divisioni tecnologiche della società Gedi Digital a quella esterna di consulenza Accenture “è un campanello di allarme che non abbiamo alcuna intenzione di ignorare”. 

su tutte le testate

Il 24 novembre su tutte le testate del gruppo viene pubblicato, su richiesta del Coordinamento dei Cdr questo comunicato:

“Cari lettori, il comunicato che state leggendo lo troverete oggi su tutte le testate del Gruppo Gedi. E’ rivolto a voi per comunicarvi perché, da oggi, tutte le rappresentanze sindacali dei giornalisti sono entrate in stato d’agitazione. Ieri, infatti, abbiamo appreso che il gruppo, senza alcun preavviso, ha ceduto due rami d’azienda, Operations Multimediali e Demand&Delivery, al colosso Accenture. Si tratta di 65 persone che, dal 1° gennaio, passeranno a un’altra azienda e con un altro contratto di lavoro. L’annuncio ci preoccupa umanamente per le modalità brutali con le quali è stato comunicato e professionalmente per le ricadute. I due rami d’azienda fanno infatti parte di GediDigital, il motore digitale del gruppo su cui, negli ultimi anni, l’azienda ha investito molto in termini di denaro, personale e professionalità. Colleghi che si occupano della parte tecnologicamente più avanzata dei nostri contenuti (video, audio, podcast, grafici interattivi) e della manutenzione di hardware e software che ci permettono di fare il nostro lavoro e di informarvi ogni giorno. La decisione di esternalizzare questo comparto strategico è per noi illogica, incomprensibile, grave. Per questo, nell’esprimere piena solidarietà ai colleghi, abbiamo chiesto un incontro all’azienda da tenersi entro 15 giorni perché spieghi le ragioni di questa scelta e illustri il piano industriale e le strategie del gruppo, mai chiariti in tutti questi anni. Il Coordinamento si riserva di adottare ogni forma di lotta per ottenere finalmente chiarezza e tutela di tutti i lavoratori, garanzie fondamentali per assicurarvi un’informazione corretta e di qualità”.

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