(A.G.) Un regista, Gianni Amelio, fra i più prestigiosi del cinema italiano, alla Mostra di Venezia non risponde alla domanda di un critico, Fabio Ferzetti, fra i più prestigiosi del cinema italiano. E dichiara perché: per un articolo di due anni e mezzo fa sul film di Amelio “Hammamet” che Ferzetti, argomentando, definì “un po’ troppo obliquo e calcolato per avvincere”. Poi, la redazione dell’Espresso aveva titolato: “Un grande Favino, un piccolo film”. Sommario: “Superba la prova dell’attore che interpreta Craxi. Ma il resto lascia a desiderare”. Titolo un po’ più forte del testo, come spesso capita. Ma Amelio da due anni e mezzo aspettava il momento per dire in conferenza stampa che per ritorsione non avrebbe risposto alla domanda di Ferzetti sul nuovo film “Il signore delle formiche”. Che bisogna essere all’altezza del film che si guarda. Che il titolo di quel vecchio articolo era “infame”. Che Ferzetti aveva scritto già prefigurando il titolo che sarebbe stato fatto. Che da tempo aveva cancellato il numero di telefono di Ferzetti. Che non voleva più avere rapporti con Ferzetti per la vita. E che L’Espresso avrebbe fatto meglio a mandare qualcun altro a Venezia.

rispetto delle relazioni

Così è andata. Le domande di Ferzetti sono rimaste senza risposta. Nessuno dei colleghi intervenuti dopo di lui ha pensato di riproporre le sue stesse domande. Nessuno ha cercato di ricondurre il regista nel campo dell’accettazione, non di un insulto, ma di una critica di due anni e mezzo prima e del rispetto delle relazioni fra diverse categorie all’interno di una kermesse istituzionale come la Mostra di Venezia. Racconta Ferzetti: “Ho richiesto la parola alla giornalista che conduceva la conferenza stampa, ma me l’ha negata, facendomi capire che non c’era tempo. Alla fine dell’incontro, ad alta voce, ho comunicato ai colleghi che non avevo scritto ciò che Amelio aveva detto e che avrei apprezzato se qualcuno dei presenti fosse intervenuto in mia difesa”.

Cos’è un critico cinematografico? Una persona che critica i film, ne parla bene, o male, sulla base -dovrebbe- della propria conoscenza del cinema, della sua storia, dei suoi autori, delle sue correnti culturali. Una persona a cui il pubblico si affida, o di cui si fida, per decidere cosa andare o non andare a vedere, per capire quel che accade nella storia della disciplina. Lo stesso vale per i critici letterari o teatrali o d’arte.

via d’estinzione

Una funzione che è sempre esistita, ma che si può considerare in via d’estinzione. Nei mezzi d’informazione le caselle della critica, che una volta era molto prestigioso occupare, restano spesso vuote. Sostituite dall’attività di “promozione culturale”, dove quasi tutti gli artisti sono bravi e da seguire. E’ storica anche la rivalità fra critici e autori, con scontri epici, perfino fisici che si sono svolti anche andando indietro nei secoli. Resta il fatto che fra tanti privilegi che la vita riserva ai titolari del genio, dovrebbe esserci anche l’onere di sopportare pareri contrari, ove siano sostenuti da attenzione e approfondimento.

Ferzetti segue la Mostra del Cinema di Venezia dal 1987, per undici anni ha lavorato al suo interno. In questi giorni ha incassato la solidarietà della redazione del suo giornale, dell’Associazione Stampa Romana e di tanti colleghi che non erano presenti a Venezia. Il Sindacato nazionale critici cinematografici italiani “ribadisce e sostiene la totale autonomia di pensiero e l’indiscutibile libertà di espressione dei critici cinematografici e sottolinea l’importanza di mantenete separati i ruoli fra critici e autori, ognuno dei quali è chiamato a muoversi nel proprio specifico ambito di competenza e d’azione”.

Ferzetti sul sito dell’Espresso ha recensito con un giudizio positivo “Il signore delle formiche” e ha concluso così: “Sarebbe stato bello sapere quanta verità storica c’è dietro il personaggio di questo cronista coraggioso censurato dal Pci, interpretato da Elio Germano con un impeto e una convinzione che compensa anche qualche vaghezza di sceneggiatura, se Amelio, a una nostra precisa e cordiale domanda in conferenza stampa, non fosse sbottato in una violenta tirata pubblica contro il sottoscritto e L’Espresso, rei di aver strapazzato il suo “Hammamet. Episodio increscioso che non fa onore né al talento del regista né alla concezione dei rapporti fra la stampa e il cinema che sottintende, e riportiamo per puro dovere di cronaca augurandoci che fosse dovuto alla tensione del festival”.

Professione Reporter

(nella foto, Fabio Ferzetti)

1 commento

  1. Solidarietà a Ferzetti. Hammamet, film con moventi non imparziali né cristallini (vedere il cv di chi lo ha prodotto), non poteva ricevere elogi da tutti i critici. Amelio mostra una notevole coda di paglia, e un fairplay minuscolo.

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