Giornalisti in piazza, davanti al palazzo di Montecitorio. Ci vanno per segnalare al Parlamento che il loro lavoro è a rischio. l’Inpgi, l’istituto che paga le pensioni e che garantisce l’autonomia finanziaria della categoria, è pieno di debiti; l’attività professionale è devastata dal precariato; le querele temerarie intimidiscono i cronisti; il codice penale prevede ancora il carcere per il reato di diffamazione; le aziende editoriali continuano a tagliare gli organici, anche quelle che fanno profitti. Eppure anche il governo Draghi come già quelli presieduti da Conte, fa finta di niente. Per questo il 20 maggio il Consiglio nazionale della Federazione nazionale della stampa si svolgerà proprio nella piazza dove si apre la Camera dei Deputati.

“Sono mesi difficili per il Paese, ma nei progetti portati avanti dal Governo nulla è previsto per l’informazione che – dice il Segretario del sindacato Raffaele Lorusso – ha bisogno di una nuova legge di sistema per affrontare in maniera compiuta la delicata fase di transizione digitale, se si vogliono garantire all’Italia notizie di qualità, valorizzando il lavoro di quanti oggi svolgono questa attività”.

La Giunta nazionale della Fnsi chiede azioni decise: “L’impostazione che sta prendendo corpo è inaccettabile perché rischia di trasformare il passaggio al digitale in una fase di indebolimento e marginalizzazione dell’informazione di qualità e di distruzione di posti di lavoro. A questa prospettiva i giornalisti italiani hanno il dovere di opporsi, chiamando il governo, a cominciare dal suo presidente, Mario Draghi, ad una presa di coscienza e ad un confronto serrato, esattamente come avvenuto per altri settori, che restituisca all’informazione e al lavoro di chi fa informazione la centralità e il ruolo previsti dalla Costituzione”.

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