“Buon primo maggio a tutti i giornalisti precari, quelli che alla fine si convincono che il posto non lo meritano, quelli che insistono anno dopo anno, pagati a pezzo, magari non più giovani, spesso scavalcati da aziende che si svegliano e scoprono che è meglio assumere un trentenne, tanto tu sei là, basta una telefonata e ti scapicolli, se è passato il 20 del mese conti e riconti quanto hai incassato, speri di essere arrivato almeno a 1000 euro lordi, ti chiedi come farai ad andare avanti così.
Buon 1° maggio a quelli che insistono e a quelli che mollano per un altro lavoro, che almeno sia pagato con un fisso.
Buon 1° maggio a tutti quelli -capi e dintorni-che alimentano tutto questo come se fosse un sistema ineluttabile e divinamente stabilito, mentre pensionati a 5000 euro continuano a scrivere sullo stesso giornale perché non sanno cosa fare della loro vita.
Buon 1° maggio ai direttori, che fanno editoriali sul precariato e poi se ne fottono delle vite di chi lavora per loro.
Buon 1° maggio al sindacato dei giornalisti, il più inutile della storia dell’umanità”.
(Post su Facebook di Andrea Carugati, ex Unità, ex La Stampa, ex Huffington Post, ex L’aria che tira-La7, ora al manifesto).

1 commento

  1. La cosa triste è stata sentire, oggi 1 maggio, un presidente della Repubblica dire parole inutili e vuote, sul lavoro, senza un solo cenno al “come fare”.
    La cosa triste è che coloro che soffrono non hanno la capacità di unirsi tutti insieme, per fare sentire il loro grido ma anche il loro peso.
    La cosa triste è assistere all’inerzia di un sindacato che non si batte altro che a parole (per chi è già garantito), e nemmeno con quelle per chi non lo è…

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