Colleghi, siate seri! 

Massimo Giannini tira le redini ai suoi redattori della Stampa. Alcune firme esagerano sia per la quantità di interventi, sia per la spregiudicatezza delle opinioni su Facebook e su Twitter e il direttore li “richiama all’ordine”. Non si possono scrivere opinioni lontane dalla linea del giornale, non si devono accettare scontri con gli odiatori professionisti.

“Care amiche e cari amici”: comincia così la lettera del direttore ai colleghi della redazione. 

agora’ digitale

“Dopo le ultime performance di diversi nostri colleghi sui social -prosegue- mi vedo costretto a intervenire, e a richiamarvi all’ordine. Nessuno può vietare a un privato cittadino di esprimersi come vuole nell’agorà digitale, ormai purtroppo infestata di haters e spesso trasformata in tavola calda per antropofagi. Dunque non sarò io a vietare alcunché, né a conculcare diritti di libertà di espressione del proprio pensiero garantiti persino dalla Costituzione. Non sarebbe giusto e non avrebbe alcun senso. Ma c’è un limite”. 

A questo punto Giannini ricorda a giornaliste e giornalisti che il profilo di ciascuno di loro in rete nasce prima di tutto dalla “appartenenza” a La Stampa, “grazie alla quale ciò che scrivete assume un rilievo ben diverso da quello che avrebbe un tweet o un post di un internauta qualsiasi”.

obbligo di rispetto

Giannini ricorda che il Gruppo Gedi, proprietario di Stampa, Repubblica, Espresso e giornali locali del Nord, ha diffuso un apposito Codice Aziendale, etico e pratico, ad uso dei giornalisti del gruppo (“Valori e missione editoriale di Gedi”). Tra i tanti altri punti, ce n’è uno che riguarda proprio l’utilizzo dei social: “Avete l’obbligo di rispettarne i dettami. Quando scrivete su quelle piattaforme dovete rammentare comunque che siete giornalisti di questo giornale. E che i giudizi che date, di qualunque ‘segno’ essi siano, finiscono sempre per riguardare l’intera nostra comunità. Quindi vi rinnovo l’invito a mantenere un profilo alto e rispettoso del ruolo e della funzione che abbiamo. Ad essere equilibrati e a non tranciare giudizi un tanto al chilo, specialmente se quei giudizi non riflettono quello che voi scrivete sul giornale o quello che il giornale adotta come ‘linea’. Ad evitare soprattutto di ingaggiare indecorosi ‘corpo a corpo’ con gli interlocutori e/o gli odiatori occasionali e/o istituzionali, che quasi sempre finiscono per sconfinare nella triviale deriva politico-culturale di certi tipici anfratti del Web”. 

il brand gedi

Il capitolo del Codice, distribuito a dicembre 2020, richiamato da Giannini è intitolato “La responsabilità reciproca”: “Per riuscire -si legge- bisogna essere coesi come gruppo di lavoro ovvero condividere la consapevolezza che ognuno di noi rappresenta tutti. E ognuno è responsabile per l’altro. Ciò significa che quando agiamo come ‘soggetto politico’, quando partecipiamo a un evento o interveniamo sui social network ciò che facciamo e diciamo impegna tutti noi. Da qui la necessità di una forte consapevolezza di ciò che siamo e di cosa rappresentiamo nella società. Quello che esprimiamo rappresenta tutti noi e quindi deve riflettere equilibrio, responsabilità, rispetto per il prossimo e per i diritti di libertà. Nell’esercizio della propria indipendenza ogni testata o brand di Gedi agisce nel rispetto e nel sostegno delle altre”.

Un dibattito serio- dice Giannini- anche in Rete, fa ricchezza: “Dunque, siate seri. E ricordatevi ciò che dovete a “La Stampa”: se quello che tuittate o postate ottiene risposte e riscontri, in definitiva, questo dipende molto dal brand che avete alle spalle. E che per questo dal vostro attivismo digitale può subire conseguenze dirette e indirette. Tenetene conto. 

La lettera si conclude con l’augurio di buon lavoro a tutti.

Dal 2013 La Stampa ha adottato un Decalogo per l’uso dei social media.

Professione Reporter

(nella foto, Massimo Giannini)

5 Commenti

  1. Vale anche per lei direttore perché non quando ha postato quelle dure parole sul privato di Giorgia Meloni (poi chiesto scusa) non ha avuto un etica corretta

  2. Probabilmente alcune firme del giornale tramite twitter e Facebook limano il lororo pensiero che compiutamente non possono esprimere dalle colonne del quotidiano. D’altra parte il gruppo Gedi, pur migliorando negli ultimi tempi, non perde ancora del tutto lo stile del quasi “pensiero unico”. Luigi

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