(A.F.) Il Fatto Quotidiano nell’edizione dell’ultimo giorno di giugno ha sferrato un potente calcio negli stinchi al settimanale L’Espresso, diretto da Marco Damilano, reo di una “giravolta, con la Casta contro la riduzione dei seggi”: questo il titolo dell’articolo.

Il quotidiano diretto da Travaglio imputa al settimanale guidato da Damilano di “guardarsi allo specchio e di non riconoscersi più”, perché “fa impressione come proprio L’Espresso, cugino ribelle del gruppo che una volta portava il suo nome, abbia cambiato atteggiamento nei confronti della politica, dei suoi costi e dei suoi sperperi: un tempo censore a suon di inchieste su vitalizi, pensioni d’oro e onorevoli strapagati, oggi oppositore al referendum sul taglio dei parlamentari e strenuo difensore di ognuno dei 945 scranni”.

Secondo Il Fatto, dunque, la linea l’ha data l’altro giorno proprio il direttore del settimanale non più di stanza in via Po, “ora che l’affievolirsi dell’emergenza Covid consente di tornare a parlare anche della riforma, già approvata in Parlamento, che riduce da 630 a 400 i deputati e da 315 a 200 i senatori”. Secondo il quotidiano, Damilano ha le idee chiare e smentisce la tesi secondo cui in tempo di crisi si possa recuperare denaro sforbiciando i costi della politica: “È un falso, questo è il tempo sbagliato. E per questo bisogna parlarne fin da ora”, ha scritto il direttore del settimanale, secondo cui “la crisi post-Covid richiede più politica e quindi più Stato. In tutto l’Occidente la risposta va nella direzione di un rafforzamento delle istituzioni, solo in Italia lo Stato è uscito smantellato”.

Il quotidiano di Travaglio tira in ballo anche Sergio Rizzo, già vicedirettore di Repubblica sotto la direzione di Mario Calabresi. Rizzo nel 2007 lavorava al Corriere e con Gian Antonio Stella ha scritto “La casta”, pamphlet di gran successo editoriale, che ha aperto anche la strada alla nascita dei 5 Stelle. Libro che Il Fatto definisce “epitome giornalistica di tutti i peggiori sprechi di denaro pubblico della politica, dai portaborse in famiglia ai mille uffici inutilizzati a carico dei contribuenti”, per poi chiedersi: “Acqua passata?”. Risposta: “Il rischio è che rimanga soltanto l’effetto Amarcord, proprio come per i caratteri urlati delle vecchie copertine del settimanale” e che fanno da cornice alla pagina per illustrare l’articolo de “Il Fatto”. Morale? “Essere contrari alla riforma odierna sul taglio delle poltrone è legittimo, quel che stride è il confronto con il passato”.  

Il Fatto è vicino al Movimento 5 stelle. Ma dietro l’attacco all’Espresso si possono leggere anche l’opposizione ai giornali del nuovo Gruppo Gedi versione Elkann, una concorrenza con la Repubblica diventata meno aggressiva con Maurizio Molinari, il desiderio di conquistarne un fetta di pubblico e di mercato, anche dopo l’acquisto di firme di spessore Gad Lerner e del ritorno a casa di Pino Corrias, strappato da Verdelli a Travaglio per soli pochi mesi.

(nella foto, Marco Damilano e Marco Travaglio, direttori dell’Espresso e del Fatto) 

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