I giornalisti precari, la loro condizione da rider, da moderni schiavi, dovrebbe ammonire i giornalisti oggi garantiti. Potrebbe essere quello il loro futuro. O qualcosa del genere. Parola di Mattia Motta, segretario aggiunto della Fnsi e presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo del sindacato. Un giornalista che si occupa da anni della condizione dei collaboratori. Motta chiede una reazione di tutti i cdr e di tutte le redazioni contro lo sfruttamento dei freelance.

“Le vicende sindacali che riguardano giornalisti precari, autonomi e freelance in queste settimane vanno guardate nell’ottica di una “macchina del tempo” dagli altri colleghi: se si considerano i loro guai oggi -ha detto Motta- si può prevedere cosa sarà il lavoro nel settore dell’informazione e dell’editoria domani, quest’autunno. Il quadro è di tagli indiscriminati, pessime relazioni sindacali e soppressione di posti di lavoro”.

Motta, piacentino, 38 anni, è responsabile dell’ufficio stampa della Camera del lavoro di Piacenza. Ha lavorato alla Cronaca di Piacenza e alla Libertà di Piacenza. Dal 2015 è nella giunta esecutiva della Fnsi. Sta seguendo la vicenda dei collaboratori del Messaggero, dopo la decisione dell’editore Caltagirone di ridurre i compensi con l’obbligo di accettazione: prendere o lasciare: “Ai colleghi del Messaggero che entro il 14 luglio dovrebbero mettere la loro testa sotto la ghigliottina del “dentro o fuori” con tagli del 30 per cento a fronte di servizi più lunghi, dico di non accettare l’ultimatum. C’è uno stato di agitazione dichiarato a fine giugno dall’Assemblea dei giornalisti precari della testata, spero che il Gruppo Caltagirone arrivi a più miti consigli e si sieda a discutere con la compagine sindacale». Giovedì 2 luglio c’è stata una riunione della Clan, in conference call, con i rappresentanti regionali dei lavoratori autonomo di tutta Italia. 

«Far finta di non vedere che i collaboratori sono determinanti per l’uscita delle edizioni locali è assurdo. Se l’azienda non accetta di discutere con il sindacato, credo che l’Assemblea dei giornalisti non dipendenti del giornale sarà costretta a alzare il livello del conflitto. Consigliamo ai manager del gruppo Caltagirone di aprire il confronto ed evitare questa brutta figura».

«Oggi più che mai – aggiunge Motta – siamo tutti sulla stessa barca, e non intendo solo redattori e freelance, veri o presunti; ma tutta la comunità, che deve vigilare sul mantenimento di un livello della qualità dell’informazione  adeguato alle sfide che aspettano il sistema-Paese. C’è il caso Messaggero e il caso Gazzetta del mezzogiorno, dov si arriva anche a 14 mesi di collaborazioni non pagate. L’informazione autorevole faticherà a fare la propria parte in assenza di corrette relazioni sindacali, e di strumenti normativi come l’Equo compenso: Commissione che se ne occupa è stata convocata l’ultima volta alla fine di gennaio, chiediamo, ora più che mai, al governo di riconvocarla al più presto».

Per Motta, «sarebbe auspicabile una reazione compatta di Cdr e redazioni, con Assostampa sui territori e Fnsi, contro queste logiche aziendali secondo le quali il taglio indiscriminato del costo del lavoro è l’unica strada per arginare la crisi Covid. Affidare a precari pagati 7 euro al pezzo la copertura delle province, abdicare alla qualità dei prodotti editoriali e chiudersi a riccio di fronte a tutte le richieste del sindacato è un atteggiamento che deve compattare tutta la categoria su valori di fondo della comunità giornalistica. Il settore “non respira”, per questo iniziative come quelle assunte  dal Coordinamento dei Cdr del Veneto a tutela della filiera dell’informazione è ossigeno per i precari giornalisti e per il settore intero. Serve una mobilitazione nazionale».

(nella foto, Mattia Motta)

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