L’assemblea dei giornalisti del Messaggero domenica 31 maggio ha autorizzato il Comitato di redazione a firmare con l’azienda la proclamazione dello stato di crisi e a chiedere quindi di accedere a venti prepensionamenti. Previsti anche 2 giorni al mese di cassa integrazione per tutti (la richiesta dell’azienda era di 5 giorni). Scongiurata dal cdr, assistito dall’Associazione Stampa Romana, la chiusura di alcune sedi territoriali. I dieci assunti al posto dei prepensionati saranno giornalisti e non esperti del web.

L’accordo prevede anche il passaggio al digital first, la prevalenza del digitale, con il settore web diviso in due sezioni: all news e plus, gli approfondimenti attraverso i quali raggiungere nuovi abbonamenti.

media company

L’aspetto più innovativo è la formazione. I redattori che lavorano soprattutto sulla carta saranno addestrati con permanenza di 3/4 giorni presso il sito web. Faranno parte della redazione figure addette alla formazione digitale continua. Ci sarà inoltre formazione su come distribuire sulle piattaforme i contenuti del sito. “Il Messaggero -si legge nell’accordo- dovrà essere sempre più una media company. Crescerà l’importanza di competenze chiave come il Visual, il Social e l’AMP. L’emergenza Covid-19 ci ha rivelato che social come YouTube sono strumenti di informazione primaria, al pari di Facebook, Google e siti all news”.

L’assemblea si è svolta per via telematica. Uno degli interventi più significativi è stato naturalmente quello del direttore, Virman Cusenza. “Qualcuno -ha detto fra le altre cose- misura la produttività dei giornalisti dividendo il loro numero per il numero di copie vendute procapite. Io non farei mai un ragionamento simile. Per me non conta la quantità, conta la qualità. Tuttavia, la nostra produttività per copie vendute è bassa”. Poi ha proseguito: “L’alternativa al piano di crisi proposto dall’azienda potrebbe essere una carneficina”. Ha usato questa parola, carneficina, e ha spiegato meglio: “Se non passa il piano, ci saranno tagli al personale senza paracadute sociale e io mai e poi mai vorrei questo…”.

Un intervento che ha ovviamente pesato emotivamente sul voto.

domeniche perdute

L’accordo sui prepensionamenti segue una campagna di recupero ferie arretrate con date imposte dall’amministrazione, in particolare ai colleghi che non hanno le domeniche forfettizzate, cioè sono stati tenuti a casa coloro ai quali viene pagata ciascuna domenica lavorata. Al Messaggero storicamente i giornalisti possono lavorare un massimo di 36 domeniche l’anno (42 i redattori dello Sport), ma la linea negli ultimi tempi è di far lavorare nei festivi sopratutto chi è forfettizzato, chi percepisce in busta paga una quota fissa, quale che sia il numero delle giornate lavorate.
Il giorno 4 di giugno sarà firmato al ministero del Lavoro l’accordo sui nuovi prepensionamenti. Il gruppo Caltagirone ha senz’altro il record per l’utilizzo di questo strumento, finanziato dai governi dal 2009 a oggi, con gravissimi danni per le casse dell’Inpgi. Fino a quest’anno si permetteva i giornalisti di andare in pensione a 58 anni, ora il limite è stato spostato a 62.

Virman Cusenza dirige Il Messaggero dal 2012. Nel novembre 2019 il giornale ha venduto 66.051 copie giornaliere e nel marzo di quest’anno ha toccato quota 54.702. Effetto Coronavirus.

Professione Reporter

(nella foto, Virman Cusenza e Francesco Gaetano Caltagirone)

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