I giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno, nella crisi che attraversa tutti gli organi di stampa, ci provano. Con una rilevante dose di coraggio. Hanno costituito la cooperativa “Gazzetta”. «Uno strumento – spiega il Comitato di redazione nella lettera ai lettori pubblicata il 19 di giugno anche sul sito web del quotidiano – per farci trovare pronti e, quando sarà necessario, gestire la testata». Il tribunale di Bari ha dichiarato il fallimento delle due società che lo amministravano e ora i curatori fallimentari dovranno decidere il futuro. Sul tavolo c’è anche la sfida dei giornalisti per prendere in mano il loro giornale, che ha 135 anni di storia ed è stato segnato dalle decisioni di Mario Ciancio Sanfilippo, proprietario anche de La Sicilia di Catania.

Una sfida che i giornalisti intendono affrontare «con lo stesso spirito, con la stessa tenacia con la quale abbiamo resistito durante gli anni di gestione ‘manageriale’, sui quali adesso l’ultima parola spetta alla magistratura, e poi durante i venti mesi di commissariamento». Nella consapevolezza che «la Gazzetta è un patrimonio collettivo, proiettata verso il futuro, ma pronta a fare i conti con il passato».

“Cari lettori -dice la lettera- i giornalisti hanno costituito, con atto notarile presso lo studio Amoruso di Bari, la cooperativa “Gazzetta”, pronti a diventare i protagonisti della nuova storia de La Gazzetta del Mezzogiorno. La Gazzetta è un patrimonio collettivo, dei giornalisti che la pensano e la realizzano ogni giorno insieme agli altri lavoratori del giornale, nonché dei lettori che la acquistano e leggono e dei territori che si specchiano nelle pagine cartacee e web prodotte quotidianamente. La redazione non consentirà a nessuno di speculare su questo momento di difficoltà per asservire ad altri interessi un valore che appartiene alla storia della Puglia e della Basilicata ed è l’essenza del nostro lavoro”.

I giornalisti affermano che vigileranno sul futuro e continueranno a scavare sulle vicende oscure del passato, a cominciare dalle ultime concitate settimane durante le quali sembrerebbe che alcuni computer in uso all’amministrazione di Edisud e Mediterranea siano stati ripuliti, trasferendo informazioni su chiavette usb, se non spostati altrove. Settimane durante le quali il lockdown ha reso non a norma l’ottavo piano di piazza Moro 37, dove da gennaio sono stati concentrati sia gli uffici amministrativi che la redazione e la tipografia.

Ma mentre la gran parte dei giornalisti era in modalità telelavoro, la quasi totalità della componente amministrativa e dei consulenti aziendali ha continuato ad occupare le scrivanie, consultare archivi, utilizzare computer. Continueremo a scavare anche sugli anni delle consulenze a società di Firenze, Bologna e Bari, incaricate di occuparsi di progetti di marketing multimediale che non hanno prodotto risultati, o si sono rivelati fallimentari. Oppure sul depauperamento di prodotti editoriali di successo come GazzettAffari, che una volta trasferiti sul web, su impulso dei consulenti esterni, sono stati lasciati alla deriva”.

Professione Reporter

(nella foto, Gianfranco Summo, membro del cdr della Gazzetta del Mezzogiorno)

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