(V.R.) L’agenzia Ansa si è pentita. In un comunicato ha chiesto scusa per le informazioni messe in rete su Silvia Romano, uscita di casa per andare dal parrucchiere.

I cronisti avevano preso d’assalto la ragazza che, accompagnata dalla madre, era entrata in un centro fitness, uscendo poi da una porta secondaria, e sperando invano di non essere seguita. La maggioranza delle testate avevano ripreso la notizia (Corriere, Repubblica, Messaggero, Huffington, Fatto Qutidiano ecc). Alcune avevano anche pubblicato foto e video. La signora, che chiedeva invano un po’ di rispetto, nella ressa aveva anche urtato la macchina di un fotoreporter. Solo l’Agi, il sito Open e pochi altri organi di informazione avevano deciso di non dare quella assurda informazione. Che sui cosiddetti social aveva scatenato nuovi insulti e sberleffi contro questa sventurata e coraggiosa ragazza, che tenta di uscire dal suo incubo.

Queste le scuse della maggiore agenzia di stampa:

“L’Ansa ha informato ieri sulla fine della quarantena di Silvia Romano dopo il suo ritorno in Italia. Il fatto che potesse uscire di casa liberamente per la prima volta dopo un anno e mezzo di sofferenze e di privazioni era certamente una notizia e fa parte del nostro mestiere raccontarla. Ma il modo in cui l’abbiamo fatto, le immagini che abbiamo scelto, non sono stati all’altezza di ciò che dobbiamo pretendere da noi stessi e del ruolo che l’informazione dell’Ansa deve avere. Abbiamo sbagliato e, quando succede, l’unica possibilità è ammetterlo senza girarci intorno. E se abbiamo ferito la sensibilità di Silvia Romano e dei nostri lettori ce ne scusiamo”.

Non capita spesso che i giornalisti si scusino, nel nostro paese. Bene ha fatto l’Ansa. Purtroppo l’errore di un singolo giornale pur grave, non è paragonabile a quello di un’agenzia, perché in questo caso una sciocchezza si diffonde come un virus (pure in questi tempi non c’è un altro termine) che infatti ha infettato l’ambiente. Forse, alle scuse occorre far seguire una riflessione, sperando di coinvolgere (una buona volta!) tanti cronisti e tanti fotoreporter. Dov’era la notizia? A cosa serve perseguitare una donna che ha passato mesi terribili? Che senso ha scrivere di che colore erano il velo e la mascherina che indossava? Quando è che un cronista si deve fermare? Dica l’Ansa che questo non è giornalismo! Non serve un convegno, basta intervistare l’ultracentenario maestro Sergio Lepri!

Il commento più giusto ci sembra quello di un piccolo giornale, Bresciatoday.it, che nel suo sito ha scritto: “A leggere gli articoli su “Silvia Romano va dall’estetista”, che sembrerebbero scritti da Lercio se non fossero drammaticamente privi di empatia, non è possibile trovare nessuna informazione al di là di quanto si vede nella foto: una ragazza che scappa intimorita da reporter e fotografi. È il nulla che si aggiunge al nulla, la miseria di un giornalismo al suo livello più basso”.

 

 

2 Commenti

  1. Grazie, Vittorio.
    Aggiungerei: le testate che hanno ripreso l’Ansa dovrebbero chiedersi anch’esse se hanno fatto bene o male. Che una cosa sia “in agenzia”, non implica automaticamente che debba/possa essere pubblicata, ogni redazione *sceglie* che cosa pubblicare, anche tra quanto riceve dalle agenzie di stampa, dunque se pubblica “fa proprio” quel contenuto.

    Se poi l’agenzia, nella sua riflessione, riconosce così platealmente il suo errore, questo non dovrebbe almeno essere una occasione per le testate che hanno rilanciato la notizia di riflettere su quello che hanno pubblicato e sulla necessità di renderne conto ai cittadini?

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