di MARCO CHINICO’

C’era una volta la gloriosa stampa turistica. Per la precisione, c’è ancora. Magazine, riviste mensili, settimanali, inserti di prestigiosi quotidiani. Un punto di riferimento dell’informazione globale. Ancora oggi, insieme alla politica e all’economia, copre parte del panorama giornalistico globale. Eppure, nonostante un bacino d’utenza così alto, l’informazione turistica è quella che rischia di essere maggiormente colpita dallo scoppio della pandemia del coronavirus.

La fase 2 è appena cominciata; diverse realtà industriali e aziendali hanno ricominciato, pian piano, a produrre già dopo le festività pasquali, altre attività hanno ripreso lunedì 4 maggio. Bar ed esercizi di ristorazione riapriranno dopo il 2 giugno, non si sa in quali condizioni e con non pochi affanni. Il turismo, nel complesso, risulterebbe il settore che non sa, effettivamente, di che morte morire e, insieme all’intera filiera, anche tutti quegli organi di informazione incaricati di raccontare bellezze paesaggistiche, storia, cultura, aneddoti, tradizioni locali, eccellenze italiane, e fiere locali.

Secondo quanto riportato dal sito www.fotografi.org una rivista del calibro di Airone in 12 mesi ha fatto una tiratura media di 130.894 copie vendute, Bella Europa 75.790, Gente Viaggi 77.943, In Viaggio 67.839, National Geographic Italia 158.291 copie, TuttoTurismo 66.389, Dolomiten Magazine 77.957, Vie del Gusto 65.663, Vogue Italia con la sua ampia finestra dedicata ai viaggi e al turismo, 146.507 copie vendute in un anno solare. 

Il Gist, Gruppo Italiano Stampa Turistica, è l’organo di riferimento di tutti gli operatori dell’informazione turistica, riconosciuto dalla Federazione nazionale della stampa italiana. Il Gist ha promosso una petizione e pubblicata su Change.org. Gist e Neos Giornalisti di Viaggio hanno redatto e sottoscritto insieme il Manifesto Giornalisti Italiani di Viaggio e Turismo, per chiedere alle istituzioni un aiuto concreto per la stampa di settore. Il rischio di una lenta e affannosa ripresa del turismo nostrano, il possibile danno di immagine per l’Italia, indicato in un primo momento come “Paese infetto” e portatore del virus, potrebbero avere forti e dannose ripercussioni anche sulla stampa di settore. Un’indagine condotta dal Gist su un campione di 200 giornalisti, ha rivelato che il SARS- Covid 19 ha comportato una contrazione di circa il 50% del lavoro dei giornalisti turistici, creando problemi al 74% dei colleghi. Dato preoccupante, ma che è la conseguenza del calo, stimato al 43%, degli approfondimenti turistici, dovuti alla decisione di sospendere le pagine dedicate ai viaggi e al turismo. Sospensione causata dal taglio dei budget pubblicitari riservati all’informazione turistica.

I colleghi di settore, con questo Manifesto, chiedono che il Mibact e l’Enit si impegnino, al più presto, in una campagna internazionale di promozione e marketing, per il rilancio dell’immagine e del brand Italia. Che il Governo dia il suo sostegno economico all’editoria turistica, sotto forma di finanziamenti a fondo perduto o defiscalizzazioni; che anche i Presidenti di Regione facciano la loro parte, magari accordandosi con il Mibact per avviare una promozione coordinata del Sistema Turistico Italia.

Il turismo, insieme ai suoi organi d’informazione, rappresenta il 13% del Pil italiano e il 6% dell’occupazione. Il crollo totale del turismo nel 2020, insieme all’irreversibile stop dell’informazione giornalistica, equivarrebbe ad una perdita economica attorno ai 250 miliardi di euro. Identikit di un settore sospeso fra il baratro e una possibile “via della resurrezione”, al momento invisibile.

1 commento

  1. Marco, una precisazione doverosa. Ciò che riporti del sito fotografi.org è una indagine vecchia di anni! Gran parte delle riviste di viaggi citate da anni non esistono più. Per il resto tutto condivisibile.

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