Repubblica taglia.

Pagine soprattutto. E compensi dei collaboratori. Quelli dei nomi illustri solo se vorranno loro, quelli dei collaboratori “semplici” d’autorità, a scelta dei capiredattori.

E’ l’effetto Coronavirus, che potrebbe generare decisioni analoghe in altri giornali. Le vendite in edicola vanno bene, ma purtroppo il 15 per cento delle edicole hanno chiuso, altre fanno orario ridotto. Le vendite degli abbonamenti digitali vanno molto bene (143mila in varie forme), ma questo non basta a indurre John Elkann, nuovo azionista di maggioranza del giornale (formalmente dal 23 di aprile), a investire in un momento difficile, come avrebbero potuto fare dei capitani coraggiosi. Come suggeriva il direttore Carlo Verdelli. Si è preferito invece guardare ai conti immediati, a rivedere l’impianto del giornale. Pubblicità ed eventi sono crollati. Perdita prevista a fine anno, 22 milioni.

Quindi, tagliare.

L’annuncio è stato dato nella prima settimana di aprile alla redazione riunita nell’ufficio dei redattori capo. Il provvedimento per ora dura tre mesi, aprile, maggio, giugno. A metà giugno direttore e responsabili dell’azienda si incontreranno di nuovo e faranno il punto. Altri tagli? O ripresa?

Dunque allo stesso prezzo Repubblica offrirà un giornale a 40 pagine anziché 48. Sospesi per tre mesi Salute, Scienze, Week End, che andranno sul digitale. L’inserto culturale Robinson a 40 pagine. Affari e Finanza perde 8 pagine, Donna e Venerdì perdono 16 pagine ciascuno.

Ai collaboratori fissi di prestigio, come Francesco Merlo o Bernardo Valli viene chiesto di tagliarsi volontariamente il compenso del quindici per cento. Il monte collaborazioni dei servizi deve essere tagliato del 15 per cento e saranno i capiredattori a scegliere chi penalizzare.

Una ritirata, in attesa di tempi migliori.

Professione Reporter

(nella foto Carlo Verdelli, direttore di Repubblica con il fondatore Eugenio Scalfari)

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